
Immagine generata con Gemini -
Amore mi diede il benvenuto; ma
l’anima mia si ritrasse,
di polvere macchiata e di peccato, vedendomi esitante
sin dal mio primo entrare,
mi si fece vicino, dolcemente chiedendo
se di nulla mancassi.
Di un ospite, io dissi, degno di essere qui.
Amore disse: Quello sarai tu.
George Herbert, Amour, traduzione di Cristina Campo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 14,15-24)
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Mi lascio ispirare
Non riesco a capire se indignarmi più per l’assoluta mancanza di educazione ed affidabilità del prendere un impegno in un giorno in cui si sa già di essere invitati a una festa da qualcuno che ci ha invitati perché ha desiderato la nostra compagnia e si è impegnato per stare con noi o più per l’imbarazzante inconsistenza delle scuse con cui si viene meno alla parola data. Il campo, i buoi, la moglie non scappano, anzi: sono appena diventati per la vita. La festa, invece, è proprio quel giorno, solo quel giorno – ed è per noi.
Chi ci ha invitati ha invitato per il piacere e il desiderio di condividere proprio con noi quel tempo, quel cibo, quella gioia. Invitare è chiamare vicino, chiedere di condividere, esprimere il desiderio di uno stare insieme eccezionale. Questi non sono, però, inviti rifiutati (per impegni precedentemente presi o per legittima mancanza di interesse), sono inviti soffocati da piccolezze.
A questi inviti lasciati soffocare per mancanza di cura, il padrone si adira; la tavola è pronta, la casa è aperta: che si inviti chiunque, sentendosi chiamato, non dica no a pane, vino, gioia condivisa. Apriamo dunque l’orecchio e il cuore a ogni invito: che siamo gli invitati eletti, che siamo gli invitati chiamati in seconda battuta perché c’è ancora posto per condividere, c’è una festa da onorare pronta proprio per noi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho lasciato che un invito venisse soffocato da piccolezze rimandabili?
Quando mi sono sentito non invitato?
Quale festa mi sta aspettando?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Novembre
2025
Invitati alla gioia
commento di Lc 14,15-24, a cura di Verena M.