
Fotografia di Giovanni Baisi -
«Lasciami entrare!
Non posso restare in strada!
Non Vuoi?
Tu aspetti
che con le guance infossate,
assaggiato da tutti,
insipido
io venga
a biascicar senza denti:
“sono oggi
mirabilmente onesto”».
Vladimir Majakovskij, La nuvola in calzoni
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi»
Mi lascio ispirare
La domanda su quanti si salvano, pochi o molti, forse è mal posta.
Gesù non risponde con un numero, ma sposta lo sguardo: «Sforzatevi».
Il verbo originale è ancora più forte: Ἀγωνίζεσθε, “lottate”. Non contro qualcuno, ma per entrare attraverso la porta stretta… la porta del dono anziché del calcolo, dell’intenzione anziché del risultato, dell’affetto anziché dell’utilizzo.
La porta non si apre con la forza, ma con la verità di ciò che portiamo nel cuore e facciamo nel mondo. È una soglia che si attraversa solo leggeri, quando lasciamo cadere l’orgoglio, le pretese, i meriti.
Mi viene in mente la scuola: ci si preoccupava tanto del voto e poco dell’apprendimento. Solo dopo si capiva che contava di più come avevamo speso le nostre energie, quanto avevamo desiderato capire, non il numero scritto in rosso sul compito in classe.
Forse anche per la salvezza sarà così. Non si misurerà su quante volte siamo riusciti, ma su quanto abbiamo lottato per restare fedeli a quella porta che stringe l’ego e allarga il cuore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali momenti della mia vita mi sono trovato davanti a una “porta stretta”? Cosa ho sentito dentro di me in quel passaggio?
Cosa mi appesantisce e mi impedisce di attraversare quella soglia con leggerezza e verità?
Dove, nel mio cammino di oggi, sento di dover lottare non per vincere, ma per restare fedele al desiderio del cuore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Ottobre
2025
Preoccuparsi del voto
commento di Lc 13,22-30, a cura di Giovanni Baisi