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Se qualcuna delle mie parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato –
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.
Antonia Pozzi, Pudore
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mi lascio ispirare
Quando, diventando grande, ho scoperto il valore dell’essere, del farmi, del restare piccola, ho cominciato ad ascoltare e ad accogliere con un cuore nuovo la Parola. Quando ho smesso di voler essere sapiente a qualsiasi costo, quando ho smesso di accumulare ricchezze interiori come se si potessero collezionare, quando ho smesso di credere che il fatto che qualcosa di piccolo potesse valere più di qualcosa di grande svilisse ogni mio sforzo, ho visto.
Non ho smesso di voler crescere, non ho smesso di voler diventare una persona migliore, non ho smesso di imparare e accogliere cose nuove. Non ho deciso di andare in letargo e smettere di essere la persona che stavo scoprendo di essere, ma ho scoperto che la mia ricerca doveva cambiare orizzonte.
E allora il mio crescere verso un magis, verso un “di più” non è più stato voler scappare dalla benedetta piccolezza del mio essere creatura, ma è stato un aprire le mani per collaborare col Signore e farmi suo strumento. Il mio puntare in alto, il mio desiderare di più, hanno cambiato gusto: non più il gusto amaro della frustrazione davanti alla finitudine, ma la dolce sorpresa di essere già sulla buona strada.
La sfida, ora, è tener piccolo quanto ho di mio per lasciar spazio, il maggior spazio possibile, a questo Signore che benedice e accoglie la piccolezza e fa della mitezza il superpotere massimo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando essere piccolo o sentirmi piccolo mi ha portato vantaggio?
In quale luogo della mia vita ambisco a essere grande?
Cosa mi aiuta ad accettare la duplice necessità della ricerca di un “di più” e della piccolezza?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Ottobre
2025
Benedetta piccolezza
commento di Mc 11,25-30, a cura di Verena M.