Ph. By Gabriele Bernabini -
Ho dovuto gettare via tutta la mia conoscenza e tutte le mie mete, tutto il mio orgoglio e tutti i miei averi e tutto il mio potere, per essere qui ora, alla fine della strada, sulla riva del fiume.
Hermann Hesse, Siddharta
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 9, 57-62)
In quel tempo, mentre camminavano per la strada un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Mi lascio ispirare
Ci sono giorni in cui mi sento pieno di slancio, in cui mi riconosco in quel «Ti seguirò ovunque tu vada». È una promessa che mi riempie il cuore. Poi, come capita alla prima delle tre persone di questo episodio, mi ritrovo a fare i conti con domande inaspettate. Pensavo di avere tutte le risposte, ma Gesù sembra non limitarsi ad accettare il mio entusiasmo, lo mette alla prova. Provocato, mi lascio interrogare: per seguirlo dovrei accettare senza esitazioni di cedere il controllo, di abbandonare le mie sicurezze, le mie tane e i miei nidi.
Altri giorni invece sono protagoniste le ferite aperte, come capita all’uomo che ha da poco perso il padre. È Gesù a cercarmi, a invitarmi a seguirlo, ma, disorientato dal dolore, reagisco con il mio ordine delle cose, con le mie priorità.
In altri giorni invece niente va come previsto e a nulla valgono gli sforzi di rimanere in pari con la vita. Come capita alla terza persona, mi accorgo di fare promesse e rimandare il gusto di una vita piena anteponendo infinite cose da fare. È un’esitazione che mi è molto familiare, ma l’immagine che propone in risposta Gesù è eloquente e inesorabile: quante volte guardo indietro indietro, desiderando vecchie sicurezze o legami o su strade intraprese mi sono voltato e distratto, spaventato da ciò che mi sono lasciato alle spalle?
Le risposte di Gesù mi suggeriscono una via: l’affidamento radicale. Ci saranno occasioni in cui la chiamata a seguirlo sarà così urgente e decisiva da superare anche i doveri più sacri. E questo non sminuirà il mio dolore o i legami familiari, ma mi servirà a mettere a fuoco le priorità importanti per la mia realizzazione, a ricordare che non c’è da aspettare: la vita con Lui è adesso, non domani. Una fede che non sia un passatempo richiede anche l’ascolto del processo di discernimento provocato dalle risposte di Gesù. Certo, è sfidante… ma ne vale la pena, perché non desidero niente di meno per la mia vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale tana o nido mi nascondo, cercando la mia sicurezza?
Quali sono i «Prima però…» che rimandano scelte importanti?
In quale ambito della mia vita sento di aver messo mano all’aratro per poi voltarmi indietro?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Ottobre
2025
La libertà di vedere, la grazia di scegliere
commento di Lc 9, 57-62, a cura di Gabriele Bernabini