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Imparare a lasciare andare dovrebbe essere appreso ancor prima di imparare ad ottenere. La vita dovrebbe essere toccata, non strangolata.
Ray Bradbury
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 9,1-6)
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
Mi lascio ispirare
Gesù chiede ai suoi di mettersi in cammino e di portarsi dietro solo l’essenziale: quella buona notizia che ha il potere di operare guarigioni e di liberare. Questa liberazione, questa guarigione sembrano riguardare innanzitutto l’esperienza degli inviati. Si tratta di non attaccare il cuore alle tante cose, strumenti, titoli, che pur potrebbero sembrare così utili per la missione. Non si tratterà nemmeno di piantare le tende in modo definitivo in qualche luogo o situazione, e da lì ampliarsi, come una conquista progressiva. Si tratta di accogliere il dono di saper lasciare. C’è una radicale povertà in colui che cammina equipaggiato essenzialmente della buona notizia.
L’esperienza del discepolo è sempre avventura di ritrovarsi accolti e poi poter uscire; nella libertà di non essere sempre ricevuti. Libertà curiosa di chi sa che ci saranno davanti a lui delle porte che si potranno aprire, spazi vivi per accogliersi oltre le cose, per condividere l’essenziale. Libertà leggera di chi sa continuare il cammino, senza incatenarsi alle possibili chiusure, senza scandalizzarsi definitivamente per il rifiuto possibile.
Il Signore ha grande fiducia nei suoi. Nonostante la loro povertà radicale, anzi, al contrario, aiutati dalla consapevolezza della loro reale povertà, potranno essere, di villaggio in villaggio, testimoni che il Regno è vicino, è in cammino con loro.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cos’è che mi sto portando dentro in questo momento? Mi aiuta o mi appesantisce nel cammino?
Quali situazioni, volti, domande, hanno bussato alla porta e mi hanno aiutato ad aprirmi?
Cosa sento davanti alla fiducia radicale di questo Signore che invia altri a camminare con il suo stile?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Settembre
2025
Camminare che guarisce
commento di Lc 9,1-6, a cura di Matteo Suffritti SJ