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Siamo sempre esposti al rischio permanente
della nostra contingenza:
contingenza dell’ambiente,
della società,
contingenza nostra intima.
Noi stessi oscilliamo,
siamo in oscillazione rispetto a noi stessi.
Cornelio Fabro
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 7,31-35)
A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli”.
Mi lascio ispirare
Quante volte ci capita di pensare che “Non ci va mai bene niente!”? Rischiamo di essere oscillanti, tendiamo a propendere per quella parte che più ci assicura un beneficio immediato; ci riscopriamo talvolta prede dell’impulso, dell’istinto, di ciò che ci conviene al momento. Rischiamo di essere talmente chiusi in noi stessi, attenti a ciò che capita a noi stessi, alle nostre paure e alle nostre ansie, da non essere in grado di ascoltare agli altri. Ci capita di essere talmente convinti di stare dalla parte di chi sa come vanno le cose da non ammettere che altri possano vedere o sapere meglio di noi.
Questi atteggiamenti possono precluderci ogni tipo di apertura e di accoglienza, anche quella del Messia, della vita che cresce in noi e attorno a noi, della bellezza, della bontà e della verità delle cose.
Questi atteggiamenti rischiano di minare l’autenticità delle relazioni, che non diventano mai profonde e quindi nutrienti; rischiano di minare l’amore, che rimane sempre dilettantistico e non diventa mai scelta di vita. È successo nei confronti del Battista; è successo nei confronti di Gesù, succede ancora nelle piccole e nelle grandi cose.
Chi è figlio/figlia della Sapienza, però, riconosce che il “gusto della vita”, il sapore (in latino sàpere significa “avere sapore, essere gustoso”) sta altrove e si mette in cammino, esce da sé stesso/a e con-divide, com-patisce, segue, impara, contempla, ammira, si lascia sorprendere: vive!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono le tue “oscillazioni” più frequenti?
Cosa ti infastidisce di più quando qualcuno o qualcosa ti fa notare che sei chiuso/a in te stesso/a?
In base alla tua esperienza di vita e di fede, come si è manifestata a te la Sapienza?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Settembre
2025
Oscillazioni pericolose
commento di Lc 7,31-35, a cura di Andrea Piccolo SJ