Foto di Ilaria Zipponi -
Prendi tutto quello che ho, non è molto, lo so…
Reale, Trasforma
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6, 20-26)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Mi lascio ispirare
Il messaggio di Gesù rovescia la logica del mondo: ciò che normalmente è visto come fallimento – la povertà, la fame, il dolore, il rifiuto – diventa un luogo di beatitudine. Ma non si tratta di esaltare la sofferenza in sé: piuttosto, Gesù ci invita a riconoscere che proprio nei momenti di fragilità possiamo vivere un’esperienza di pienezza autentica.
La vera ricchezza, la vera sazietà, la vera gioia si comprendono davvero forse solo dopo aver conosciuto la povertà, la fame e la tristezza. È solo attraversando queste esperienze che impariamo ad apprezzare profondamente ciò che di bello e buono ci accade.
Quando siamo poveri, affamati, addolorati, odiati, insultati, disprezzati ci troviamo spesso nella condizione di dover accogliere ciò che altri ci donano: affetto, aiuto, presenza. In quei momenti non possiamo contare su ciò che possediamo, ma soltanto su ciò che riceviamo. Ed è proprio lì che si apre la possibilità di una beatitudine profonda: quando smettiamo di essere autosufficienti e ci scopriamo bisognosi degli altri, del loro amore, del loro sostegno, di Dio.
Gesù non promette un’eliminazione del dolore, ma ci rassicura sul fatto che il dolore passerà, che non ha l’ultima parola. La beatitudine quindi non è assenza di sofferenza, ma è non avere paura dei momenti di fragilità: è accoglierli senza cercare colpe o spiegazioni, viverli con fiducia, con la consapevolezza che passeranno.
Allo stesso tempo, c’è un monito per chi si trova in una condizione di benessere: non illudersi che la ricchezza, la sazietà, la risata o l’approvazione degli altri siano segni di una vita pienamente riuscita. Sono situazioni passeggere, che rischiano di anestetizzare il cuore, chiudendolo alla logica del dono.
Gesù ci invita così a cambiare prospettiva, a non avere paura della fragilità, ma a viverla come occasione di apertura e di dono. La vera beatitudine nasce quando ci liberiamo dall’ansia del possesso e ci affidiamo con semplicità alla logica del dono. In questo modo, la scala dei valori umani – che mette al centro potere, ricchezza e affermazione personale – viene rovesciata per lasciare spazio a una logica nuova che mette al centro la fragilità, la fiducia, la condivisione.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che situazioni mi capita di sentirmi fragile?
In cosa mi è capitato di non essere autosufficiente e di poter contare solo su “cose”, materiali o affettive, che mi venivano donate? Come mi sono sentita/o?
Cosa mi impedisce di sentirmi beata/o nelle situazioni in cui ho bisogno degli altri? Che ostacoli incontro?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Settembre
2025
Tutto quello che ho
commento di Lc 6, 20-26, a cura di Ilaria Zipponi