- Creata con Chatgpt
La verità vi renderà liberi, ma prima vi farà infuriare.
Gloria Steinem
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 4,31-37)
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.
Mi lascio ispirare
La sua parola aveva autorità. Non è l’autorità dei prepotenti che alzano la voce, di chi ti schiaccia imponendoti un punto di vista o manipolando le tue emozioni. L’autorità di Gesù nasce da un vissuto continuamente rielaborato, scavato, messo in dialogo con l’umanità intera. È una sapienza che affonda le radici in quell’umanità comune a tutti. Per questo la gente se ne accorge subito: non sente solo la voce di un uomo, ma qualcosa che riguarda la propria vita. Non ascolta, un discorso astratto o una teoria già pronta. È una parola che ti chiama per nome, ti riguarda, ti interpella. Contiene una promessa di autenticità a cui tutti aneliamo.
Ma proprio lì scatta la resistenza. Perché quella parola, quando ti raggiunge davvero, non ti lascia in pace. Ti smuove dentro, porta alla luce le tue divisioni, tocca le tue ferite. E l’ego, sentendosi minacciato, reagisce: alza barricate, attiva i soliti meccanismi di difesa, cerca di coprirsi come può. È l’eco del grido del demonio: “Che vuoi da noi?”. È il nostro stesso grido quando ci accorgiamo che qualcuno, con una parola vera, mette a nudo ciò che non vogliamo vedere.
Ed è qui che accade il miracolo: quella parola non distrugge, ma libera. La parola che pronuncia Gesù è radicata nell’amore e restituisce alle persone la sua dignità. Una parola così non appartiene solo a quel tempo. Ogni volta che una simile parola detta o ascoltata, ti invita a compiere un cammino interiore di verità, restituendoti a te stesso. Quando accogliamo coraggiosamente quella parola, ci accorgiamo che è proprio ciò che stavamo aspettando da tempo. O, forse, che ci stava aspettando da tempo.
Essere discepoli significa proprio questo: imparare a dare e ad ascoltare queste parole.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando una parola ascoltata da qualcuno mi ha realmente interpellato suscitando in me resistenza e fatica?
Quali sono i meccanismi di difesa che il mio ego mette in atto quando una parola tocca le mie ferite?
Chi oggi si attende da me una parola vera che restituisca dignità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Settembre
2025
Quando una parola è vera?
commento di Lc 4,31-37, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ