Donna al tramonto del sole, Caspar David Friedrich (1818) -
La vita spirituale non ci allontana dal mondo, ma ci conduce più in profondità dentro di esso.
Henri J. M. Nouwen,
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 4,16-30)
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Mi lascio ispirare
Ogni volta che cerco di allontanarti, ogni volta che scelgo di allontanarmi, tu resti – a distanza, con discrezione, ma resti. Resti su ogni ciglio, ti affacci su ogni burrone, mi tieni e sostieni con tanta più forza quanto più vicina all’abisso mi sento, quanto più vicina all’abisso mi trovo. Proprio quando scelgo di gettarti giù perché ho scelto di gettarmi giù, tu mi curi e mi riconduci a me stessa.
Perché non c’è nessuno che non abbia una ferita da offrirti, una libertà da riacquistare, un anno di grazia da scoprire per poterlo proclamare… E allora scelgo, mi affido: sei tu ad aprirmi gli occhi per riconoscere lo spirito che è su di me, allargarmi il cuore per accogliere la consacrazione a cantare il lieto annuncio nella semplicità della mia vita quotidiana.
Mi affido alla tua voce, alle tue mani, alla tua persona. Mi affido alla semplicità quotidiana, alla familiarità concreta del figlio del falegname. Nella tua persona quelle che erano parole si fanno carne – anche attraverso la mia voce, anche tramite le mie mani.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando mi sono accorta/o che Lui è rimasto, anche mentre io mi allontanavo?
Quale abisso mi abita oggi – e quindi dove, proprio lì, sento di essere tenuta/o?
Cosa significa, per me, annunciare la buona notizia nella vita di ogni giorno?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Settembre
2025
Concreta familiarità d’amore
commento di Lc 4,16-30, a cura di Verena M.