Foto di KATRIN BOLOVTSOVA su Pexels -
L’uomo è misura di tutte le cose.
Protagora
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 20, 1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Mi lascio ispirare
Abbiamo l’abitudine di pesare e misurare ogni cosa, atteggiamento di per sé non sbagliato – a condizione che scegliamo le giuste unità di misura.
Questo padrone può sembrare ingiusto, se prendiamo come unità di misura la fatica e il tempo di lavoro svolto; ma se la nostra unità di misura è la dignità di ogni uomo e la possibilità di collaborare all’opera di Dio, ci accorgiamo subito che i criteri e le graduatorie cambiano.
Dio invita tutti a lavorare nella sua vigna, chiama nel momento in cui ci incontra, in cui potremmo vivere la delusione di sentirci esclusi, inutili, incapaci di fare qualcosa. Come questo padrone, non ci ricompensa in base alle nostre capacità, al profitto, al tempo effettivo di lavoro, ma in base al suo amore per noi, alla sua promessa di volerci insieme a lui, nel suo regno.
La sua promessa è fedele e porta a compimento la vita di ciascuno, in una relazione che non esclude nessuno. La sua ricompensa è grande e supera ogni attesa.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando, essendomi sentito escluso, ho poi provato la gioia di essere chiamato a collaborare?
Quali sono le mie unità di misura?
Cosa mi aiuta ad andare oltre le categorie e i giudizi umani e materiali?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
20
Agosto
2025
Equo compenso
commento di Mt 20, 1-16, a cura di Chiara Selvatici