Foto di Klara Kulikova su Unsplash -
Se esiste un destino, allora la libertà non è possibile; se però – ho continuato, sempre più sorpreso di me stesso, sempre più eccitato – la libertà esiste, allora non esiste un destino, il che significa – mi sono fermato ma solo per prendere fiato – il che significa che noi stessi siamo il destino – questo improvvisamente ho capito.
Imre Kertész, Essere senza destino
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 13,24-30)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».
Mi lascio ispirare
Due azioni colpiscono la vicenda in cui è coinvolto questo povero agricoltore: quando dorme, sfinito per la stanchezza, la zizzania irrompe nel suo granaio dove ha raccolto con fatica il proprio patrimonio e poi, infine, può cadere nella tentazione di bruciare tutto il raccolto in modo da eliminare la zizzania.
Da dove viene la zizzania dell’agricoltore? Proviene proprio dal suo campo ed è cresciuta in quel punto esatto perché ha trovato terreno fertile. L’agricoltore non deve incolpare i proprietari dei campi vicini, bensì con difficoltà diventa consapevole di quali condizioni hanno facilitato la crescita della zizzania. Proprio perché ora l’agricoltore impara a riconoscere la propria zizzania, esprimendo misericordia per questo male, può essere di maggior aiuto dei campi vicini.
Infine, la tentazione di bruciare o buttare tutto; ma perché sacrificare un intero granaio solo per pochi fasci di zizzania?
La maturità è vedere che il grano può crescere assieme la zizzania ed entrambi, nei fatti, provengono dallo stesso campo. Se il primo permette di nutrirsi ed è frutto di un lavoro meticoloso, il secondo, invece, è futile, infesta l’intero campo e cresce quando la propria attenzione cala e ci si addormenta. La difficoltà dell’agricoltura è capire cosa mietere, perdonandosi il fatto di aver fatto crescere zizzania, e scegliere qualcosa che diventi nutrimento per sé e gli altri.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho la sensazione di dormire, lasciando che cresca la zizzania?
Come il mio grano si differenzia dalla zizzania?
Che forma posso dare al mio granaio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Luglio
2025
La libertà di mietere
commento di Mt 13,24-30, a cura di Marco Passalacqua