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Forse solo il silenzio esiste davvero.
José Saramago
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 12,14-21)
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».
Mi lascio ispirare
C’è un contrasto molto suggestivo nel modo in cui l’evangelista Matteo affianca il consiglio dei farisei in cui decidono della morte di Gesù, la decisione di Gesù di allontanarsi da loro, il silenzio che chiede alle persone che ha guarito e la figura mite e discreta del Servo cantata dal profeta Isaia.
C’è un filo di silenzio che lega tutte e quattro le scene, ma la prima e le altre tre si differenziano per i due diversi spiriti che le animano.
Nel consiglio dei farisei c’è la forza muta della vendetta, che, dopo aver covato frustrazione e rabbia per le dispute aperte con Gesù sulla Legge e il sabato, decide di chiudere la questione e di conservare intatta la foga per il momento decisivo in cui essa troverà soddisfazione. È il silenzio dell’odio che non permette di confrontarsi con la parola dell’altro, ma si lascia guidare dallo spirito cattivo nel chiuso del proprio cuore e decide che la misura è colma e l’altro è di troppo.
Nel silenzio di Gesù c’è la determinazione di chi decide di non restare impigliato nel gioco subdolo della violenza, ma di far parlare alla sua vita il linguaggio della cura, dell’ascolto e della mitezza. È una parola che non ha necessità di dominare con la forza dell’argomentazione, di mostrarsi credibile attraverso l’efficacia dei suoi comandi, di essere così potente da non farne udire altre. È una parola che si offre senza togliere spazio e libertà all’altro e che dà frutto al tempo in cui il terreno e lo Spirito che la nutre lo permetteranno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi aiuta a riconoscere il movimento dei due spiriti?
Quando mi capita di vivere un silenzio d’odio? Come mi colloco? Come agisco?
Come risuona in me il linguaggio mite e silenzioso di Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Luglio
2025
Un filo di silenzio
commento di Mt 12,14-21, a cura di Leonardo Angius SJ