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Dobbiamo essere costruttori di pace e le nostre comunità devono essere scuole di rispetto e di dialogo con quelle di altri gruppi etnici o religiosi, luoghi in cui si impara a superare le tensioni, a promuovere rapporti equi e pacifici tra i popoli e i gruppi sociali e a costruire un futuro migliore per le generazioni a venire.
Papa Francesco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,1-12.17-20)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Mi lascio ispirare
Racconto di un’andata e un ritorno. Quante volte nella nostra vita viviamo questa situazione: con i viaggi di lavoro, le visite alle nostre famiglie di origine, le uscite con i gruppi di amici. Non è mai solo uno spostamento fisico, c’è sempre intrecciata e connessa anche la dimensione relazionale e affettiva, di attese e di aspettative.
La pagina del Vangelo di oggi mostra, quasi unica per i suoi connotati, una partenza suscitata dal Signore e un ritorno a Lui dopo un po’ di tempo. È interessante verificare che Gesù non si limita a inviare, ma accompagna ciascuna tappa di questo arco di tempo con alcune parole preziose. C’è l’invito all’essenzialità durante il viaggio; le parole da augurare («Pace a questa casa!») quando si supera una soglia; il modo di stare e sostare nei luoghi, con fedeltà. Infine, persino potremmo dire, come gestire il rifiuto, con distacco e senso di libertà interiore.
La fedeltà a questo stile porta frutto e suscita la gioia dei discepoli, inviati a coppie. La pedagogia paziente di Gesù si rivela anche alla fine, quando con decisione e delicatezza corregge i criteri di valutazione dell’esperienza vissuta: non la potenza personale conta («Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome»), ma il nome di testimoni e araldi della parola di Dio («Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»). Non sé stessi al centro, ma Dio al centro: questo è motivo di gioia!
Quante sono le andate e i ritorni che viviamo nella nostra vita quotidiana e in alcune grandi occasioni. Oltre le attese, che spesso vedono noi stessi e i nostri bisogni al centro, come sarebbe bello vivere con “occhi di Vangelo”, scegliendo preventivamente l’essenzialità, la pace, la fedeltà; soprattutto, con attenzione ai motivi per cui vogliamo ringraziare e possiamo gioire.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è l’uscita “da casa” o “l’invio” che stai vivendo in questo momento della tua vita? Qual è il ritorno che invece, forse, ti appresti a vivere?
Qual è la pace che porti nei luoghi che abiti e nelle relazioni che vivi (c’è sempre una soglia da attraversare nell’incontro con gli altri…)? In che modo ti prendi cura della pace concreta possibile nel tuo quotidiano?
Quali sono i motivi per cui ringrazi il Signore? Quali i motivi di gioia?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Luglio
2025
Qual è il motivo della tua gioia?
commento di Lc 10,1-12.17-20, a cura di Diego Mattei SJ