Foto di Polat Eyyüp Albayrak su Pexels -
– Sempre fame, eh?
– Sempre fame. Fame e amore, amore e fame. È la vita.
dal film Cinque poveri in automobile
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 9,11b-17)
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Mi lascio ispirare
La location in cui si svolge il nostro episodio evangelico, Betsaida, è situata al confine della Galilea, a nord di Tiberiade. Il nome della cittadina significa “casa della pesca”, molto probabilmente era il luogo di nascita di Andrea, Filippo e Pietro. Siamo presso la foce del fiume Giordano, che irriga e rende verdeggianti le terre di Israele. Una zona di confine, ricca di contraddizioni ma anche gravida di ricchezze.
Il Signore oggi viene a visitarci proprio in quel luogo: un luogo in cui non ci manca nulla, ma i contrasti e gli imprevisti rendono meno sicuro il cammino. Il momento vitale poi è quello del calare delle tenebre… tempo per trovare riparo, per mettersi al sicuro, per recuperare le energie.
In tale contesto Gesù, con l’aiuto attivo dei dodici, si prenderà cura di una folla numerosa che ha bisogno di ascoltare la Parola e di essere guarita e nutrita! Dinnanzi alla prospettiva di rimandare indietro la moltitudine affamata, Gesù interpella i suoi, i nostri cari discepoli fanno notare le difficoltà dell’essere in una zona desolata. Qualcosa si accende nel cuore del Maestro: è tempo di ricordare al popolo che solo Dio è capace di sfamare, nel deserto, coloro che hanno fiducia in lui. Ma il popolo, così come noi, ha una fame più grande di quella del cibo, ha necessità di relazioni, di convivialità, di gratuità!
Una preghiera di ringraziamento fatta con gli occhi elevati al cielo per presentare al Padre la supplica, per insegnarci che solo dal cielo viene il dono, se si smette di lamentarsi o spaventarsi per il poco che si possiede… L’eucarestia del “tutto” offerto a Dio origina una risposta smisurata nella generosità, ma, proprio come nella notte di Pasqua in Egitto, nulla di ciò che Dio dona deve andare perduto. Anche noi oggi siamo invitati ad una condivisione generosa, eccessiva!
Così i discepoli sono chiamati a formare piccole comunità, perché il dono di Dio possa generare nuove forme di convivenza a partire dalla convivialità donata. I dodici sono invitati a portare a compimento il cammino di figliolanza, per aprirsi alla dimensione della paternità. Distribuire ciò che Gesù pone nelle loro mani è l’inizio di un itinerario di “espropriazione” da sé stessi, che si compirà solo quando tutto sarà stato consegnato.
Dodici sono le ceste avanzate, si riprende il numero degli apostoli, di tutte le tribù di Israele, per rammentarci che la Chiesa solo se rimane unita può riuscire a “sfamare” tutti e ciascuno! Meraviglioso invito alla sinergia, all’armonia ecclesiale, alla capacità di arrivare a saziare tutti a partire dal poco che si possiede e si è!
Lasciamoci coinvolgere dalla contemplazione di questo Gesù che non abbandona il suo popolo e non smette di nutrirlo nei tempi in cui il bisogno fa capolino! I deserti della nostra vita si riveleranno allora come i luoghi in cui si mostra la straordinaria presenza di Dio, spazi in cui riprendere forze, intrecciare relazioni comunitarie da vivere nel proprio quotidiano, nella dimensione feriale della nostra esistenza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Guarda con gli occhi di Dio la tua Betsaida, cosa vedi? Non affrettarti a dare giudizi, consegna tutto al Signore!
Ogni figlio è chiamato a sperimentare la paternità se desidera maturare, come potresti esercitarla? Cosa hai paura di perdere?
Quale testimonianza di unità, armonia e convivialità potrei donare? Come potrei stimolare la mia comunità di riferimento?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Giugno
2025
Tutti e ciascuno
commento di Lc 9,11b-17, a cura di Narciso Sunda SJ