Foto di Channel 82 su Unsplash -
La libertà è scegliere, ma la felicità è essere scelti.
Fabrizio Caramagna
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 6,24-34)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Mi lascio ispirare
Quello di oggi è un vero e proprio inno alla scelta: non si possono servire due padroni, vale a dire che non si può non scegliere. Prendere posizione, adottare verso la vita uno sguardo anziché un altro non è mai un caso, né qualcosa a cui sottrarsi; è lo spazio della nostra espressione, che, certamente, non può non comportare una perdita. È rinunciare a qualcosa per qualcosa di più grande. A questa nobile libertà del cuore Gesù desidera educare i suoi.
E, per orientarci in modo concreto verso una scelta che comunichi autenticamente la nostra identità di amati, il nostro desiderio di vita piena, il Maestro vuole mettere in guardia dal rischio, tutto umano, di assolutizzare la preoccupa azione, cioè di anticipare le necessità del futuro fino a lasciare che opprimano il presente. È una dinamica che spesso mette in crisi le nostre scelte, piccole o grandi che siano: la paura di essere soli e sprovvisti di quanto serve per vivere, il timore dell’orfanità, che altro non sono che la chiamata a riscoprire e apprendere nel profondo cosa sia l’essere figli.
Gesù non ci sottopone, a questo punto, grandi dissertazioni per spiegare cosa siano la figliolanza e la cura di Dio, ma fa degli esempi tratti dal vero. Il Maestro è quanto mai didattico, perché ci invita a conoscerlo più intimamente attraverso la contemplazione della realtà, che siamo invitati a osservare e chiamare per nome: dare uno sguardo agli uccelli del cielo, ai gigli del campo, segno visibile dell’amore meticoloso del Padre per ogni creatura.
La nostra libera scelta, allora, non si lasci angosciare dal domani, ma si nutra di quanto possiamo essere oggi, perché è qui, è ora che possiamo essere la differenza, nella ricerca del regno di Dio. Del domani, sempre, per i figli amati, si farà carico quel Dio appassionato che nutre quotidianamente gli uccelli del cielo e veste persino i gigli del campo come dei re.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi spaventa di più quando scelgo?
Quale preoccupazione, oggi, rischia di opprimere il mio presente?
Attraverso quali realtà concrete oggi Dio mi racconta del suo regno?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Giugno
2025
È sempre oggi
commento di Mt 6,24-34, a cura di Melania Condò