Foto di larahcv su Pixabay -
Nessuno può attraversare la vita, come non può attraversare un terreno di campagna, senza lasciare tracce dietro di sé, e quelle tracce potranno essere utili a chi verrà dopo per trovare la sua strada.
Robert Baden-Powell
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 10,7-13)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Mi lascio ispirare
Quanto siamo preoccupati dal risultato del nostro agire? Quanto tempo perdiamo a quantificare il nostro operato, la sua misurabile riuscita, e da lì esprimiamo giudizi più o meno gratificanti verso noi stessi? Gesù oggi ci prende per mano e ci accompagna a guardarci con uno sguardo nuovo, e porta luce sulla strada che abbiamo davanti: in quanto figli amati, siamo una missione, e il dono dell’amore ricevuto va gratuitamente donato ad altri. Tuttavia, ciò che conta agli occhi del Signore, non è la riuscita di questa consegna, ma il fatto in sé che siamo da lui abilitati a portare pace.
L’atto di restituzione dell’amore ricevuto, a prescindere dal risultato: è questo che il Signore guarda e guardandolo lo ama e continua a trasformarci in figli che accolgono un dono prezioso. Questo non solo ci libera dalla frustrazione dei risultati, ma libera in noi anche energia nuova per continuare a perseverare nel portare la pace. Perché nelle porte in faccia ricevute, o nella non riuscita delle cose, c’è un Padre che si prende cura di noi, che guarda la realtà con occhi diversi dai nostri, che guarda la totalità di ciò che siamo e della strada che percorriamo, infiammato d’amore.
La vita è sempre relazionale: portare pace non equivale a vedere realizzata la pace nella misura in cui ce lo aspettiamo noi. Dobbiamo metterlo in conto, c’è una realtà che ci supera. Ma il Signore della storia illumina il passato, il presente e il futuro, e nella nostra disponibilità a lui, ci custodisce come fiaccole che illuminano il cammino ad altri. E questo è il senso del cammino.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni mi capita di rimanere deluso quando vorrei guarire, portare la pace, sanare, e la situazione non cambia?
In che modo provo a rendere l’amore del Signore il centro del mio agire, sganciandomi dalla pretesa di risultato?
Cosa mi aiuta a sentirmi figlio amato e quindi “missionario” inviato verso gli altri, accompagnato da Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Giugno
2025
Al di là del risultato
commento di Mt 10,7-13, a cura di Ilaria De Lillo