William-Adolphe Bouguereau, Pietà (1876) -
Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore.
Benedetto XVI, Spe salvi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 19,25-34)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Mi lascio ispirare
Il verbo «stavano» indica un’azione e una condizione continuativi nel tempo che, per la Vergine Maria, ha i connotati dell’eternità: lì dove si trova la croce, qualsiasi croce, possiamo essere certi di trovare una madre dolorosa che versa lacrime gementi. Inoltre, l’espressione «presso la croce» potrebbe essere altresì tradotta «secondo la croce», indicando qualcosa di più della mera vicinanza fisica ed esplicitando una dimensione identitaria. Possiamo quindi affermare che l’opera dell’incarnazione e quella della croce fanno parte della stessa redenzione a partire dalla creazione e che la maternità di Maria non si ferma alla generazione del Figlio di Dio, ma prosegue per la salvezza di ogni uomo nella generazione spirituale di tutti i figli di Dio nella Chiesa. Questo è il mistero che liturgicamente oggi celebriamo.
Nei Vangeli ci sono diverse tappe dello “stare” di Maria: l’annunciazione, l’infanzia di Gesù, l’inizio della sua predicazione… fino ad arrivare alla croce. Quest’ultima è il momento in cui la Vergine deve fare i conti con il non poter far più nulla per il Figlio se non stare lì, vicino alla sua sofferenza, soffrendo anche lei. Maria, comunque, non stava da sola presso la croce: c’è chi condivide con lei la stessa esperienza. Ella, poi, continua tutto questo anche dopo la croce: sta con Giovanni e sta con i discepoli nel cenacolo nella Chiesa nascente. Nel suo “stare” Maria esprime il suo “essere”: è madre fino in fondo, condividendo le gioie e i dolori dei suoi figli e accompagnandoli saggiamente ma discretamente nel cammino di conversione e di maturazione spirituale.
Infine, emerge un ultimo aspetto: il silenzio della comunità. Nelle fatiche più stringenti, infatti, lo stare in silenzio è tutto quello che ci viene da fare, l’unica risposta plausibile. Anche in questo Maria è maestra: nei suoi silenzi meditativi che rintracciamo lungo i racconti dei Vangeli è presentata ancora una volta la sua piena maternità feconda che abbraccia la Chiesa intera. Si tratta di un silenzio carico di speranza.
Stare in silenzio nelle difficoltà della nostra storia e stare in silenzio accanto a chi affronta la morte è probabilmente tutto quello che possiamo fare. Dinanzi alla sofferenza dobbiamo attestare, come la comunità presso la croce, di poter e dover solo tacere e provare anche noi quella sofferenza, lasciandoci avvolgere e sconvolgere dalla croce di Gesù e delle croci che abbiamo quotidianamente sul nostro cammino. La comunità presso la croce, e cioè la Chiesa in cammino nella storia, non assiste indifferente a uno spettacolo, ma ne è coinvolta spiritualmente e affettivamente, perché il dramma della croce non avviene per se stesso, ma per ogni uomo e ogni donna di tutti i tempi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale croce nella mia vita ha messo, o sta mettendo, a dura prova il mio cammino di fede?
Come posso vedere nella sofferenza che ho vissuto, o che sto vivendo, la manifestazione di Dio?
Guardando allo “stare” e “tacere” di Maria, in che modo sono oggi chiamato a lodare, riverire e servire Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Giugno
2025
Stare ed essere, nel silenzio
commento di Gv 19,25-34, a cura di Marco Ruggiero