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Il confine è il luogo migliore per acquisire conoscenza.
Paul Tillich
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 16,20-23a)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Mi lascio ispirare
Quale esperienza non è attraversata, più o meno evidentemente dall’ambiguità? Ce lo conferma con una punta agrodolce il proverbio: non c’è rosa senza spine. Così anche l’ora del parto si dispiega nella tensione tra gioia e dolore, osserva Gesù con uno sguardo empatico, attento alla concretezza dell’esperienza – tutta femminile – della maternità.
Ma per aiutare i suoi amici ad accogliere senza essere scandalizzati il mistero della sua ora Gesù propone proprio l’esperienza del parto. Nella sorpresa d’amore per il miracolo dell’irruzione di una nuova vita, di una nuova libertà, la verità – anche traumatica – del dolore sembra poter diventare una realtà penultima. La gioia del parto sembra avere il potere di far entrare in una realtà nuova, diversa. Come le cicatrici del parto, così le piaghe gloriose del risorto. La pace gioiosa e contagiosa del Signore risorto ha il potere di permettere a tutti di penetrare in uno spazio nuovo, oltre la cruda, drammatica esperienza della violenza, del tradimento, della morte.
Il mistero della Pasqua nella quale siamo invitati a immergerci più consapevolmente in questo tempo, ci provoca a vivere questa possibilità. C’è qualcosa che buca per sempre la struttura ambigua del reale: l’ora della gioia inaugurata dal fuoco e dal canto pasquale ha il potere di illuminare tutte le ore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Per parlare “della sua ora” tra tutte le immagini che potrebbe scegliere Gesù propone proprio l’esperienza del parto. Cosa suscita in me?
Ricordo un’esperienza di cui ho pensato solo tutto male o solo tutto bene, forse in un modo un po’ troppo assoluto... Considerando le cose in modo un po’ più ampio, più distaccato, quali elementi ambigui o ambivalenti posso riuscire a cogliere?
Ricordo un’esperienza che mi ha fatto piangere e gemere. In che modo l’esperienza pasquale può rischiarare anche questo passaggio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Maggio
2025
L’ora della gioia
commento di Gv 16,20-23a, a cura di Matteo Suffritti SJ