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Tra un addio che viene
ed un addio che va
vivo diviso a metà,
e tra un addio che viene
e un altro addio che va
passa di qui la realtà.
Roberto Vecchioni, Malinconia leggera
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 14,21-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Mi lascio ispirare
Un addio nella nostra vita è qualcosa che preannuncia e prepara al distacco, alla distanza, all’assenza. Nel momento di un addio normalmente veniamo trascinati dalla consapevolezza di ciò che da quel momento ci mancherà: la bellezza che non potremo più contemplare, una tenerezza in cui non potremo più immergerci, l’accoglienza che non potremo più sperimentare.
Allo stesso tempo ci prepariamo a custodire ciò che sarà essenziale e indimenticabile, ossia ciò che non potrà sfuggire alla memoria nonostante l’assenza o la lontananza. Andiamo allora alla ricerca di qualcosa che o testimoni o riassuma o immortali quella relazione, quel luogo, quell’esperienza.
Gesù capovolge l’aspettativa e i riflessi naturali di un addio. Fa entrare i discepoli, e noi lettori posteriori, in un presente che non finisce, dove l’abbraccio d’amore tra Padre e Figlio accoglie, avvolge e dà vita. Il futuro dell’addio non è il tempo della mancanza, in cui provare a ricordare per tentare di non perdere pezzi. È il tempo dello Spirito, che viene offerto come un invito a far parte e a sperimentare l’abbraccio tra Padre e Figlio. E in quell’abbraccio lo Spirito diventa anche un Maestro che ci aiuta a comprendere le loro parole e a trovare le nostre per entrare nel loro dialogo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che modo faccio esperienza del Signore nel mio oggi?
In quale luogo della mia vita sento la preoccupazione o la fatica di cogliere i suoi segni, di comprendere le sue parole?
Cosa mi permette di sentirmi parte dell’abbraccio tra Padre e Figlio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Maggio
2025
Il futuro dell’addio
commento di Gv 14,21-26, a cura di Leonardo Angius SJ