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È inutile dire a qualcuno che lo ami se non glielo fai sentire davvero sulla pelle, se le parole non diventano solide come il calore di una casa in cui sempre ci si aspetta. Se non lo sai dimostrare non dire.
Massimo Bisotti
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 13,31-33a.34-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Mi lascio ispirare
Mi chiedo come mai Gesù abbia aspettato tanto a dare ai suoi discepoli il comandamento dell’amore reciproco. Forse avrà cercato tante volte il momento buono, ma non è mai arrivato. Ora però non può più aspettare. A breve ci saranno l’arresto, la separazione, il processo e la croce. Quindi ora, o mai più.
Forse Gesù avrà invitato varie volte i suoi discepoli a rispettarsi, a smettere di litigare, come fa una madre con i suoi bambini. Noto, però, che c’è una bella differenza tra esortazioni di questo tipo e un comandamento – e il comandamento Gesù lo consegna ora. Ora che è stato tradito. Ora che è stato glorificato.
Mi chiedo dove sia il nesso tra il gesto di Giuda e la richiesta fatta da Gesù ai suoi discepoli. Trovo questo nesso nel peso che ha un amore tradito. Gesù chiede ai suoi discepoli di avere gli uni verso gli altri un amore fermo, stabile, che non arretri neppure di fronte al rifiuto e al tradimento. Questo è quanto ricevono da lui, e che hanno la forza di vivere nelle relazioni tra loro.
Questo è quello che vedo in Gesù.
In me che cosa vedo?
Io sono cristiano, per cui faccio discorsi cristiani, parlando di amore a destra e sinistra, senza sapere ciò che dico. Il peso di questo amore non lo voglio proprio conoscere. Trovo normale che le mie appaiano parole vuote. Meno male che il vangelo rimane uno scoglio su cui le mie parole si scontrano.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni riesci a percepire che la parola che ascolti ha peso?
Quando ti è capitato che una parola venisse detta fuori tempo?
Che cosa provoca in te una parola che ha peso?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Maggio
2025
Il peso di una parola
commento di Gv 13,31-33a.34-35, a cura di Stefano Corticelli SJ