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Tutte le idee che hanno enormi conseguenze sono sempre idee semplici.
Lev Tolstoj
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,30-35)
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Mi lascio ispirare
Quando ricordiamo i cammini o le escursioni in montagna che abbiamo compiuto in passato, c’è un fatto che emerge con chiarezza. In quelle circostanze fame e sete si intensificano e al tempo stesso si trasformano. Quel che attira nel trantran della vita quotidiana – qualche vetrina di pasticceria con i suoi dolci in bella vista – dopo ore di cammino risulta eccessivo, pesante, nemmeno desiderabile. Lo stesso avviene con le bevande. Vini pregiati, saporosi e robusti possono andare bene per occasioni di festa intorno a un tavolo, ma con lo zaino in spalla ogni camminatore dopo tre o quattro ore chiederà della semplice acqua fresca per dissetarsi. Il cammino semplifica, il cammino insegna l’essenziale.
Dalla memoria di un cammino parte il dialogo nella pagina del vangelo di oggi. Di un cammino e di ciò che nutrì allora. E nell’oggi del Signore che cosa nutre? Dalla manna del deserto si passa al pane di Dio, dalla presenza fisica della manna alla presenza sacramentale eucaristica. Si passa da ciò che è bene a ciò che è meglio. Da ciò che è importante a ciò che è semplice.
Nella nostra vita esistono passaggi di semplicità che si danno per una maggiore profondità. Il Signore è il vero dono. Lui è il pane della Vita, che si offre perché tutti coloro che credono in Lui abbiano vita. I farisei chiedono segni per credere, Lui è il segno. I farisei chiedono opere portentose, Gesù è l’opera di Dio, che assume su di sé ogni resistenza e rifiuto perché il “sì” del Figlio al progetto del Padre colmi ogni distanza tra l’uomo e Dio.
Nell’Eucarestia compiamo un passaggio di semplicità e di profondità: perché rinunciarvi?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Nella tua vita come alimenti il cuore, la mente, il carattere, il fisico?
Quali sono tre “nutrimenti” che ti fanno bene? Quali sono i tre a cui faresti bene a rinunciare o perlomeno a tenere sotto controllo?
Qual è il maggiore ostacolo che sperimenti nel vivere l’Eucarestia? Cosa potrebbe aiutarti a viverla con più regolarità, tra ciò che dipende da te?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Maggio
2025
Perché rinunciare alla semplicità?
commento di Gv 6,30-35, a cura di Diego Mattei SJ