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Ciò che ci è chiesto non è di essere perfetti, ma di essere vivi.
Christiane Singer
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 3,1-8)
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno, infatti, può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Mi lascio ispirare
Spesso, senza nemmeno rendercene conto, portiamo dentro di noi un’immagine distorta di Dio. Lo pensiamo come un giudice, un controllore della nostra condotta, un Dio che richiede sforzi, sacrificio. Un Dio che misura il nostro valore in base a quanto siamo bravi a rispettare le regole, a fare il nostro compito, come se fossimo sempre sotto esame perché, se non ti comporti bene, allora c’è la punizione. Ma questo è un Dio che incute paura più che fiducia.
Ed è proprio questo Dio – quello del “dovere” e dell’“obbligo” – che Gesù viene a smascherare.
Nicodemo, fariseo, uomo colto, religioso, osservante, arriva di notte. Perché chi vive sotto il peso del dovere non ha ancora visto la luce.
E Gesù lo spiazza. Non è l’osservanza sempre più rigorosa dei precetti che ti fa vivere meglio; non l’adesione perfetta alla legge o dei rigidi dogmi da rispettare, ma il saperti figlio. Una prospettiva diversa, un “nascere dall’alto”, cioè di nuovo. Un rendersi conto che Dio non chiede sacrifici di vita, ma desidera che viviamo pienamente e con gioia la nostra vita. Non chiede prestazioni, ma relazione. Non esige sottomissione, ma accoglienza del suo amore.
Questa è la rinascita: accettare che siamo figli, non servi. Amati, non valutati.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione mi è capitato di sentire che essere cristiano significasse soprattutto rispettare delle regole?
Quando tendo più a giudicare secondo la “legge” e quando invece riesco a vedere in loro un/a fratello/sorella amato/a?
In quale ambito della mia vita avrei bisogno di rinascere, di vedere le cose in modo diverso?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Aprile
2025
Vita nuova
commento di Gv 3,1-8, a cura di Tomaso Roncallo