Foto di Melania Condò -
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
Eugenio Montale, Portami il girasole (Ossi di seppia)
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 28,8-15)
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
Mi lascio ispirare
Nel momento in cui la gioia è grande, nel momento in cui la si fa propria e si comincia a correre, desiderosi di portarla agli altri, ecco che Gesù si fa presente, e viene incontro: conferma ed espande la gioia, traducendola in pace. Gesù si fa riconoscere dalla pace che porta, che, tutt’altro che concetto astratto, è vicinanza, contatto, è festa e abbraccio. La pace si qualifica come incontro autenticamente vissuto.
E, insieme, il Figlio di Dio ci offre l’invito a non aver paura, a non temere la straordinarietà della vita che rifiorisce dal sepolcro spalancato: ora è il momento di andare e annunciare quell’esperienza straordinaria, e a essa affidarsi, lasciandosi condurre dalla resurrezione.
Guardie, capi dei sacerdoti, anziani e soldati, di fatto, hanno “solo” paura. Davanti alla novità del non calcolabile, davanti alla vita che ritorna viva oltre ogni aspettativa, sentono l’urgenza di accampare una giustificazione plausibile: sono venuti di notte e l’hanno rubato. Un comodo inno al “non è come sembra”, per mettere a tacere il Maestro anche da Risorto, per timore che la vita nuova che porta non causi troppi problemi alla vita di sempre, quella che mi predetermina, oppure che posso predeterminare da me. Contando solo su me, eludendo la libertà dell’incontro.
Eppure, lo straordinario non teme l’ordinario, anzi. Lo cerca intensamente, lo desidera per farsi dono, per abitarlo, e riempirlo di senso. Il racconto della Pasqua si è divulgato così, cioè con tutte le resistenze umane del caso, ma nella sua concretezza, fino a oggi. Si è fatto strada nell’ordinario, fidandosi della nostra umanità. A noi, sempre, la scelta di non aver paura dell’Amore!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando faccio esperienza della pace, riconosco che questa viene dal mio incontro con Gesù?
Quale novità di vita, che il Risorto desidera donarmi, ho più paura ad accogliere?
Nonostante le mie resistenze, la mia incredulità, il mio timore passati, quali fatti che parlano di resurrezione posso “divulgare”, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Aprile
2025
Straordinario nell’ordinario
commento di Mt 28,8-15, a cura di Melania Condò