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Tutti noi odiamo il nuovo. Lo odiamo davvero. E prima affrontiamo questo fatto, meglio sarà.
Anthony de Mello
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Mi lascio ispirare
Ogni volta che nel Vangelo di Giovanni troviamo riferimenti all’acqua ci troviamo davanti a un cambiamento, ad un “di più”. L’acqua di queste “piscine” veniva utilizzata per lavare gli animali destinati ai sacrifici nel Tempio; Giovanni ci dà anche una serie di particolari che completano il quadro: ci sono 5 portici (come i primi libri della Bibbia, quelli della Legge), c’è un uomo che da 38 era malato (e 38 furono anche gli anni che il popolo di Israele vagò nel deserto secondo il libro del Deuteronomio), siamo in una festa dei Giudei (molto probabilmente la Pentecoste, in cui si festeggiava la Legge ebraica). Sembra quindi che tutti questi infermi siano tali perché bloccati dalla Legge, da una religiosità che imprigiona l’uomo, bloccato da egoismo e da tradizioni che hanno perso di vista ciò che è centrale: la persona.
Gesù si presenta come uno che, al contrario, libera l’umanità nelle sue potenzialità: nemmeno si presenta come salvatore, infatti solamente lo rende libero di alzarsi, poi sarà compito dell’infermo-guarito capire come portare il suo lettino, cioè il suo passato, la sua umanità.
Di sabato, peraltro, era vietato portare pesi, e ciò sarà causa di conflitti tra le autorità religiose e Gesù, mostrando ancora una volta un conflitto di vedute su ciò che è importante: l’esteriorità, le norme (che sempre vanno adattate alla situazione) o chi mi sta di fronte nella sua particolarità e nella sua concretezza?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa rappresenta per te la barella del malato?
C’è qualcuno nella tua vita che sfida il tuo modo di vedere le cose?
Vuoi guarire veramente?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Aprile
2025
Vuoi guarire?
commento di Gv 5,1-16, a cura di Federico Parise SJ