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Non sapevo che il fratello andasse accolto
dentro e dunque spostato
dall’eterno paragone. Non sapevo
Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Mi lascio ispirare
Perfetti? Tempo fa, a lezione, una mia cara amica spiegava che il termine usato nel testo greco significa “portato a compimento, finito”. Vuol dire che solo l’amore mi porta a compimento, non quel sentire edulcorato da cioccolatini, ma un amore difficile da offrire, quello senza ricompensa.
E allora mi vedo davanti tutte le persone che non sopporto, che mi fanno innervosire, quelle che più o meno apertamente mi vanno “contro”… e mi chiedo: perché mi sento minacciata da questa o quella presenza? Cosa sto cercando di difendere? È una paura reale o immaginaria, la mia? Se il mondo fuori (e dentro) di me è pieno di antagonisti devo stare sempre a guardarmi le spalle. Non è sempre facile condividere spazi, familiari e non, luoghi di studio, di lavoro, di servizio… la diversità può essere vista come un dono o come un problema.
Tiriamo fuori le nostre lunghe liste dei torti subiti e forse scopriremo che quello che ci è stato fatto non era poi così intenzionale, o se lo era, forse la persona in questione, in quel momento della sua vita, ha risposto come poteva a una sua sofferenza. Come capita anche a noi, di ferire qualcuno. Siamo fragili.
La tentazione è quella di restituire il torto, o di mettere una distanza. Un incubo: se volessimo dar retta al nostro personale senso di giustizia, non si salverebbe nessuno. Questo atteggiamento, dice Gesù, ci assimila ai pubblicani, che raccoglievano i tributi per i nemici romani, pretendendo più del dovuto, e di fatto rendendosi complici dell’oppressione del popolo. Ancora, dice, saremmo come pagani, idolatri, e dunque servi dei nostri idoli, schiavi del nostro odio, senza un Padre. E dunque senza fratelli né sorelle.
Davanti al Padre i nomi sulla lista prendono carne, e un volto. E mi somigliano, per quanto spesso sia tentata di rimarcare una distanza, in te, Padre, ci somigliamo davvero tutti, siamo a Tua immagine. E quei conti che abbiamo in sospeso, come possiamo pensare di regolarli noi, se ha già pagato Gesù, per tutti noi, con la sua stessa vita? Oso chiederTi questo, la cosa più difficile, la sola cosa che guarisce, imparare ad accogliere e ad affidare tutti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Chi c’è sulla tua lista dei nemici?
Come reagisci quando ti senti sotto attacco?
Cosa vorresti chiedere oggi al Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Marzo
2025
Perfetti?
commento di Mt 5,43-48, a cura di Caterina Bruno