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Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, e infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.
Buddha
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Mi lascio ispirare
Rifiutarsi di giudicare il bene e il male, di agire secondo giustizia, è un’offesa alla libertà assoluta che il Padre ci ha donato: è l’asfissia del cuore. Gesù Cristo ci guida in un’immersione nel Mondo per come funziona davvero: la realtà spirituale domina e precede la realtà materiale.
Il giudizio posto nel concreto, nella fattualità dell’evento accaduto, è in ritardo, quando è già troppo tardi: uccidere è l’ultima atto di un movimento iniziato prima, è il compimento esterno di un moto interno. Ci vengono mostrati tre distinti movimenti, tre profondità concatenate: l’ira, appartenente al mondo intangibile e spirituale che comprende emozioni, pensieri e sentimenti, è il primo “luogo” dove esercitare il discernimento, dove è bene porre il proprio giudizio; senza coscienza essa sale alle labbra, diventa concreta, si formula come parola di offesa, diventa pubblica, un sinedrio di altri da noi può sentirla e giudicarla; essa arriva infine a destinazione, colpisce e ferisce, e diventa inferno. Ora siamo noi quelli che possono essere giudicati per ciò che abbiamo fatto concretamente. Il Logos, la Parola è potente e crea realtà, possiamo sentire e fare il bene e il male. Siamo liberi.
Inutile pregare il Dio dello Spirito, l’Uno inafferrabile, invisibile, quando non si onora il Dio che ha scelto la carne di ogni uomo, ogni suo figlio, per sentire, esistere, vivere. Essere lenti all’ira e nel giudizio, richiede la calma del camminare, fianco a fianco prima di tutto con l’Avversario che abita dentro di noi, così veloce e spietato se non illuminato dalla nostra coscienza e consapevolezza: mettersi d’accordo con lui significa sentire pienamente noi stessi, passeggiare senza giudizio con i nostri giudizi, i moti sferzanti e punitivi.
Ascoltarlo, accoglierlo, perdonarlo significa perdonarci e perdonare, per non essere incarcerati dagli effetti che produce nel mondo dello Spirito come in quello della Carne: perché ci sia perdonato cosiccome perdoniamo, così da non indugiare nella tentazione e cadere quindi nel male.
Tre movimenti, ma Uno in fin dei conti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Rievoco un episodio conflittuale in cui mi sono lasciato/a trascinare dall’emotività; ricostruisco la successione degli eventi dall’interno all’esterno: che cosa è accaduto?
Quali sono le persone o le situazioni che tendo a giudicare velocemente e con poca prudenza?
Chiedo a Gesù di presiedere al dialogo con me stesso: che cosa dice di me quel giudizio avventato? Che cosa provo? Di cosa ho bisogno?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Marzo
2025
La virtù della prudenza
commento di Mt 5,20-26, a cura di Giovanni Stefani