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non sarà più lo stesso avere fame
ora che ho negli occhi l’abbondanza
Emily Dickinson – Poesie
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 8,1-10)
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
Mi lascio ispirare
La fame rivela il mio limite, mi ricorda che non sono auto-sufficiente, che nonostante tutti i miei sforzi non posso salvarmi da sola, non posso darmi da sola la felicità… la vita la ricevo da Te. Mi doni non solo quel tanto che basta a sopravvivere, o quello che mi appaga momentaneamente. Ma quello che sazia. Felicità è quando smetto di concentrarmi sulla paura della scarsità, non solo materiale, anche degli affetti, e quindi della morte, quando rinuncio a vivere in difesa, per nutrire l’altro. Quando ringrazio e mi spezzo e condivido. Maledetta quella fame che mi spinge alla voracità e mi chiude agli altri, che mi fa concentrarmi solo sul mio ventre, sul mio dolore, e quella che vuole controllare tutto quello che entra per non esserne fagocitata. Benedetta sia la fame che mi fa dare un nome alle mie mancanze e le accoglie, mi insegna a chiedere e a ricevere, a sentire compassione, a dare. Sono passati tre giorni, che è lo stesso tempo che trascorrerai nel sepolcro, Gesù, per me, con noi. Anche la morte con Te non è distanza, assenza. La mia fame è una mancanza. È stando con Te che scopro la voragine che mi porto dentro. Ma non fuggo da questo vuoto, resto. E tu mi nutri, mi riempi di Te. Mi guardo intorno, c’è tanta gente. C’è chi è venuto da più lontano. In questo deserto la Tua parola diventa pane per essere. Ricordo che il cibo viene dato in dono alla fine del sesto giorno, quello della creazione dell’uomo e della donna, per entrare nel settimo, nel riposo di Dio… siamo già portati a compimento nell’Eucarestia. Con questi sette pani che mettiamo a disposizione Tu fai nuove tutte le cose, tanto che poi ne avanzano addirittura sette sporte. Basterà quello che abbiamo, sì. Anche per il ritorno a casa, camminando insieme.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che nome daresti alla tua fame?
Quanti pani e pesci hai?
Come Gesù prende, ringrazia del pane che sei, lo spezza, lo offre?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Febbraio
2025
Benedetta fame
commento di Mc 8,1-10, a cura di Caterina Bruno