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Se ti dico che la città a cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla.
Italo Calvino
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Mi lascio ispirare
La folla è assetata di parola di Dio. Come ognuno di noi, cerca il senso della propria esistenza e sente che nelle parole di Gesù c’è una certa autenticità e autorità. C’erano tanti maestri che predicavano, ma l’intimità che Gesù aveva con la parola di Dio viene colta dalla folla come qualcosa di diverso, che può davvero parlare alla propria vita.
I discepoli, invece, già da subito hanno un compito diverso rispetto alla folla, a loro è chiesto di fare un percorso differente: essi hanno dapprima un ruolo di “facilitatori” della predicazione di Gesù, ma poi hanno anche un mandato specifico e una grazia propria che non è per sé ma per l’annuncio ai fratelli e alle sorelle di quella stessa Parola che hanno incontrato e vissuto.
Si tratta di un grande gioco di intimità con alla base il legame – così stretto da essere una fusione – di Gesù con la Parola: Gesù e la folla, Gesù e i discepoli, Gesù e Simon Pietro. Le parole di Gesù attraggono la folla, infondono fiducia nei discepoli e trasformano Simon Pietro. Quest’ultimo è, così, immesso in un cammino di profonda conoscenza di Dio ma anche di sé stesso.
Pietro si contraddice: si avvicina a Gesù, stendendosi ai suoi piedi, ma gli chiede di allontanarsi. Egli ha colto la contraddizione che abita il proprio cuore ed è pronto ad accogliere un processo di conversione a partire dalla consapevolezza della propria identità: figlio ferito dal peccato, ma amato da Dio. Il cammino di Pietro è appena all’inizio e non sarà facile.
Accogliamo oggi l’invito ad andare in profondità in noi stessi, a non rimanere sulla superficie, per crescere con pazienza nella relazione trasformante con Dio che ci fa scoprire la nostra grande dignità di figli amati, nonostante la ferita del peccato ci fa sentire indegni di stargli vicino.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa posso fare per crescere nell’intimità con la Parola di Dio?
Quale contraddizione abita oggi il mio cuore?
Quale ferita che mi blocca nella relazione con Dio voglio affidargli?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Febbraio
2025
Intima conversione
commento di Lc 5,1-11, a cura di Marco Ruggiero