Foto di Gelgas Airlangga su Pexels -
Ma i semi sono invisibili. Dormono tutti nel segreto della terra finché a uno di loro non piglia il ghiribizzo di svegliarsi. Allora si stiracchia e fa spuntare timidamente verso il sole uno splendido, innocuo germoglio.
Antoine de Saint-Exupéry
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Mi lascio ispirare
La parabola è un esercizio di consapevolezza spirituale, forse per questo Gesù ama molto parlare in parabole: esse sono il punto di contatto tra il mistero del regno (cioè Gesù stesso) che si fa strada nella storia e, appunto, la piccola prosaica storia degli esseri umani, affaccendati in impegni e conquiste. La parabola permette a Gesù d’invitare l’interlocutore a fare più attenzione alla realtà stessa, alla sua storia concreta per “vedere” ciò che più conta, come essa è fecondata dalla sua presenza (parole e azioni).
Qui abbiamo due brevi parabole che hanno il seme per protagonista. Sì, il seme, è già lui stesso una parabola, con la sua piccolezza e la sua incredibile forza, con la sua apparente insignificanza che, gettato nella terra, diventa casa per gli uccelli e pane per gli esseri umani. Gesù guarda il seme e cosa vede? Quello che c’è già… ma non ancora! E lo rispetta, sa aspettare, lo valorizza, la fa diventare chiave di comprensione per come “funziona” il regno di Dio. Gesù non solo racconta parabole sul seme, ma si è anche identificato in esso, sta parlando di sé, della sua morte e resurrezione. Il seme è Gesù, certo, ma la terra siamo noi, insieme diventiamo frutto, presenza del regno.
Oggi il Vangelo ci aiuta a guardare con più attenzione i semi nella nostra terra, quelle piccole realtà che hanno o possono avere un potere vitale e ci invita a farlo per meravigliarci della loro potenza, della loro sorprendente e autonoma fecondità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i semi del tuo campo, del tuo orto?
In che modo ti accorgi di come crescono, anche indipendentemente da te?
In quali occasioni sono diventati anche frutto per altri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
31
Gennaio
2025
Il seme e la terra
commento di Mc 4,26-34, a cura di Stefano Titta SJ