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Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.
attribuita a Platone
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 4,21-25)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».
Mi lascio ispirare
La lampada viene, afferma il maestro. Un’immagine potente e curiosa. Siamo più abituati a pensare che una luce venga portata da qualcuno. La parola di Gesù ci fa riflettere sul fatto che la luce viene. Luce soggetto di un verbo attivo: non è prima di tutto qualcosa di passivo. La luce è attiva e attiva dei processi, la luce porta vita ed è vita. È un dono gratuito che riceviamo, un mistero di cui non disponiamo l’origine.
Potente, viva e attiva, al tempo stesso la luce si consegna completamente. Diventa oggetto nelle nostre mani, nelle nostre stanze, nei nostri cuori, nelle nostre relazioni. Si lascia maneggiare senza sconti, senza paura dalla nostra libertà. Può essere collocata in modo tale da rischiarare intorno. Potrebbe essere rinchiusa negli angoli più nascosti e inaccessibili. Ma, anche imprigionata nel profondo, rimane viva. E, già che non può essere vista, dal profondo emette qualcosa che l’orecchio del cuore può ancora sentire: «Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Il Signore ci invita a provare a fermarci, almeno un momento. Provare ad ascoltare con più attenzione quello che oggi si muove in noi. Considerare con quali strumenti valutiamo, con quale misura misuriamo la realtà intorno a noi, quello che pensiamo di avere e di non avere. Il Signore ci provoca a non aver paura di ascoltare la voce della luce. Non aver paura di vedere davvero.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ricordo un incontro (un momento, una lettura…) in cui è avvenuta per me come un’illuminazione. Cos’è che ho potuto considerare in modo nuovo? Che sentimenti ho provato?
Cos’è che nella mia vita rimane più oscuro, meno visitato, meno verbalizzato, meno portato nella preghiera, nel confronto con un buon amico o con una persona di fiducia?
Ricordo di aver osservato che lo stesso avvenimento può essere letto in modi molto diversi, che le stesse parole non suscitano necessariamente una sola reazione. Con quale misura ordinariamente misuro? Con che misura potrebbe invitarmi a misurare Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Gennaio
2025
Viene la luce
commento di Mc 4,21-25, a cura di Matteo Suffritti SJ