Foto di Melchior Damu su Unsplash -
La nostra esistenza è fragile, e in ogni relazione umana si viene in contatto con la fragilità degli altri.
Eugenio Borgna
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 3,1-6)
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Mi lascio ispirare
Gesù visita la sinagoga mentre i Farisei tentano di screditarlo durante il sabato. Lo mettono di fronte a una scelta, un tranello: in qualunque modo Gesù si esprima, non può che uscirne sconfitto. Da una parte rischia di cadere nell’infrazione formale del più importante dei comandamenti, dall’altra non di non testimoniare la misericordia del Padre, venendo meno alla sua missione.
L’uomo dalla mano inaridita è simbolo di tutte le fragilità umane, anche delle mie. Ma, se stai leggendo questo commento, anche tu, come lui, stai cercando di incontrare il Signore, magari stando in disparte nella sinagoga. Un desiderio di mantenersi nell’ombra, per vergogna o forse intimorito dal credersi intimamente sbagliato, indegno, impuro! Quando viene invitato da Gesù a mettersi nel mezzo sicuramente ha paura.
Possiamo immaginare cosa sente quest’uomo nel mostrare a tutti la sua fragilità nel discernere e nell’agire (questo simboleggia la mano destra). Tuttavia, lo fa, obbedendo a Gesù che gli chiede di consegnarsi allo sguardo altrui. Un gesto che permette ai presenti di guardarsi tra loro, mentre fissano la mano inaridita. Gesù, in questo momento, pensa anche ai Farisei, vuole scuoterli dalla loro presunzione, dalla loro durezza di cuore e mancanza di compassione. Il suo affetto non è solo per il malato, ma anche per quelli che presumono di essere “sani”.
Così il Nazareno insinua l’alternativa fra «fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla». Come a dire: se non cerco il bene faccio il male, se non salvo una vita la uccido. È lo stesso movimento fra la mano inaridita, chiusa nel suo egoismo, dal sapore mortifero… e la mano sanata, aperta, capace di amare dal sapore vitale… del ricevere e del donare. Anche davanti ad una simile alternativa può risultare difficile essere liberati dall’egoismo e dalla presunzione di essere nel giusto.
Se ci ritroviamo in questa posizione, possiamo chiedere a Gesù che nasca in noi il desiderio di essere liberati e, se questo desiderio stenta ad esprimersi, chiediamo il desiderio di desiderarlo!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come a Gesù, forse anche a noi capita di essere messi davanti ad alternative apparentemente insolubili, tra il desiderio di essere fedeli al Padre e la paura di andare contro le regole del mondo o del nostro modo di intendere la religione. Fermati a esporgli la tua situazione e attendi la sua risposta!
Cosa ti limita pesantemente nella capacità di discernere ed agire? Mostra al Signore il tuo limite, prova a dargli un nome e se non ti risultasse così chiaro prova a chiedere l’aiuto di un fratello, una sorella o della tua comunità.
Talvolta i nostri gruppi finiscono per generare in noi atteggiamenti di chiusura. Guarda con il Signore tali posture personali o collettive e chiedi di esserne liberato.
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Gennaio
2025
Fragili mani
commento di Mc 3,1-6, a cura di Narciso Sunda SJ