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Dopo il tempo del deserto
adesso è il tempo di pianure fertili.
Dopo il tempo delle nebbie
adesso s’apre l’orizzonte limpido.
Dopo il tempo dell’attesa
adesso è il canto, la pienezza della gioia.
Daniele Ricci
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 2,36-40)
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Mi lascio ispirare
L’abbraccio di Simeone non basta.
Per fare vangelo nel chiassoso cortile del Santo
c’è bisogno dell’antico sorriso di Anna.
C’è bisogno del suo canto sorpreso
nella gioia di trovarsi
il bel pastore alla porta:
il mistero di Dio ti precede e ti aspetta
sulla soglia
Lui che conosce nel profondo
la sete di misericordia
che in mille forme ogni giorno
si leva dal monte del tempio.
Non è mai troppo tardi
per l’esercizio paziente della speranza,
non è stato troppo il digiuno,
la preghiera e l’attesa
davanti alla coraggiosa presenza
di questo primogenito di tanti fratelli
che sembra avere la forza
di farci diventare più umani.
Occhi che si commuovono
perché la salvezza che sorge dall’alto
desidera incontrare proprio te
nel profumo di vita di questo bambino.
Scommessa ostinata
nella quotidianità comune
di questa famiglia così straordinaria.
Lievito nuovo tra le pieghe
fertili di una terra di colline,
Galilea di confine, cantiere di incontri,
laboratorio di ascolto
dei corpi, delle storie e delle parole,
fino alla pienezza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ricordo i volti delle Anne che mi hanno aiutato a conoscere Gesù. Per che cosa posso ringraziarle oggi?
Contemplando il Signore bambino nel trambusto del cortile del tempio, cosa desidero dirgli? Cosa mi viene da fare?
Accompagno la santa famiglia nel viaggio di ritorno a Nazaret. In cosa la vita ordinaria del Signore tocca, stimola, interroga la mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Dicembre
2024
Sulla soglia della pienezza
commento di Lc 2,36-40, a cura di Matteo Suffritti SJ