Foto di Matera di Luca Micheli su Unsplash -
Ciò che facciamo in vita riecheggia nell'eternità
Dal film "Il gladiatore"
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 7,21.24-27)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Mi lascio ispirare
Oggi possiamo dedurre alcune caratteristiche delle abitazioni del tempo di Gesù, quelle nelle quali abitò anche lui stesso, per poterne trarre degli spunti di preghiera.
Tra pochi giorni sarà Natale: la “grotta”, che siamo abituati a contemplare nella scena del presepio, effettivamente non è proprio solo una grotta, era uno spazio che si apriva nelle falde della roccia, all’interno del quale veniva tirata su una porta, con tutto il necessario per costruire un’abitazione approfittando di uno spazio in fondo già a disposizione. Io posso allora scavare un incavo nella roccia del mio cuore, perché possa accogliere la Parola e io possa abitare in una casa che non sarà mai scoperchiata. Il mio cuore è uno spazio abitabile dalla Parola di Dio, c’è già posto per accoglierla: posso lavorarci intorno per costruire una casa, che è la mia vita, dove essa abiti e nella quale essa si compia.
Ma, invece, la casa senza fondamenta? È un disastro: a parte la possibilità più tragica di un terremoto o di un’inondazione, non avete idea dell’umido che sale dalla terra. I muri si macchiano di muffa, con il cattivo odore che ne segue, le lenzuola dove dormite si bagnano di acqua vera e propria, così che vi svegliate la mattina bagnati fradici, insomma, è un bel guaio. Ma lo Spirito, che è presente nella Parola, asciuga ogni macchia dei muri, rende abitabile anche una situazione difficile; non solo non permette che la casa crolli, ma ci sostiene anche.
Perché la Parola è appunto la nostra casa; noi abitiamo in essa non solo quando la contempliamo e meditiamo, ma anche quando la mettiamo in pratica. Così Gesù ci invia a “rimanere” in Lui: appunto nell’ascolto e nella custodia della Parola nella nostra vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale momento della mia quotidianità trovo spazio per l’ascolto, personale e comunitario, della Parola?
In che modo la mia vita testimonia e manifesta il mio ascolto della Parola?
In che misura posso dire che la mia vita aderisca alla Parola?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Dicembre
2024
Una bella casa
commento di Mt 7,21.24-27, a cura di Ottavio De Bertolis SJ