- generata con ChatGPT
L’albero carico di frutti è quello che si china più in basso.
Proverbio orientale
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 8,5-11)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
Mi lascio ispirare
Questo testo si presta a una lettura antropologica che rivela dinamiche profonde dell’essere umano. La vicenda può essere letta come una parabola dell’interiorità umana, dove le diverse “parti” di sé interagiscono in un processo di progressiva integrazione.
Il centurione impersona l’io consapevole, che riconosce nel suo servo paralizzato una parte di noi che è in sofferenza, qualcosa di ferito o bloccato. Nonostante il suo ruolo e la sua importanza, il centurione è ben consapevole dei propri limiti e cerca aiuto rivolgendosi a un qualcuno esterno. Questo gesto riflette una grande maturità: riconoscere di avere bisogno e chiedere aiuto è il primo passo verso la guarigione. Emerge l’umiltà, come facoltà dell’umano adulto che sa mettere da parte il proprio orgoglio e si concentra sul vero obiettivo da raggiungere. Il centurione è umile e valoroso allo stesso tempo.
Il centurione non chiede a Gesù un’azione fisica, ma confida nella forza della parola autorevole. La parola, quando è carica di intenzione e di verità, ha un potere trasformativo. Non è solo un mezzo di comunicazione, ma diventa principio di guarigione che agisce nei livelli più profondi della nostra esistenza. La parola di Gesù opera una guarigione a distanza, mostrando che la fede del centurione crea un ponte energetico dove il potere trasformativo raggiunge il suo destino. Il centurione rimane l’attore protagonista senza diventare l’eroe che salva la situazione.
L’immagine del banchetto con Abramo, Isacco e Giacobbe, a cui si uniranno genti da ogni dove, diventa il simbolo di una umanità integrata. Ogni frammento, ogni parte, anche quelle inizialmente escluse o marginalizzate, trova il suo posto. Questo non è solo un processo storico o escatologico, ma una dinamica interiore: siamo continuamente chiamati a ricomporre le nostre ferite e i nostri conflitti dentro una narrazione sapiente che diventa la nostra storia di salvezza. La maturità psico-spirituale consiste in questa capacità di raccogliere i frammenti e trasformarli in un composito mosaico che restituisce la bellezza anche dei momenti difficili che abbiamo vissuto. Il centurione trasforma questa situazione in occasione per ritrovare fino in fondo la sua umanità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quanto sono capace di chiedere aiuto, superando l’orgoglio che spesso ci illude di poter fare tutto da soli?
Come uso la parola nella mia quotidianità? Come mezzo per ferire o per guarire, per costruire ponti o per erigere muri?
Riconosco in me il potenziale di essere mediatori di guarigione per altri, così come lo è stato il centurione per il suo servo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Dicembre
2024
L’umiltà che salva la vita
commento di Mt 8,5-11, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ