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Sempre e per sempre,
tu ricordati, dovunque sei,
se mi cercherai
sempre e per sempre
dalla stessa parte mi troverai.
Sempre e per sempre,
tu ricordati, dovunque sei,
se mi cercherai
sempre e per sempre
dalla stessa parte mi troverai.
Francesco De Gregori, Sempre e per sempre
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 12,46-50)
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
Mi lascio ispirare
Da una parte c’è un’attesa paziente, un saper stare dentro il tempo sospeso, un sostare che, per amore, può anche accettare di collocarsi fuori. Madre e fratelli biologici di Gesù saranno nella confusione e nella paura, percepiscono un figlio e un fratello lontano, temono di perderlo. Eppure abitano la confusione attendendo, aspettando il momento opportuno per un dialogo: eppure restano aperti al nuovo.
Dall’altra parte c’è un mondo di madri e fratelli impensati e forse anche poco probabili, da scoprire agli occhi del mondo, ma che Gesù ha già riconosciuto in quanto tali: fanno la volontà del Padre. Vivono, camminano, operano accanto al Figlio sulle orme del Padre, e questo basta a farli suoi familiari. Non semplicemente suoi prossimi, ma suoi intimi. A loro tende una mano, a quei discepoli che giorno dopo giorno solcano con coraggio strade nuove, sollevando polvere sulla terra perché pieni di sete di cielo.
Forse questi affetti del Signore si trovano tutti da un’unica parte, niente affatto da una e dall’altra: la parte dei figli. C’è chi ha da accogliere la sfida di comprendere una nuova familiarità per Gesù, e c’è chi si scopre più vicino ai primi di quanto pensasse. C’è una relazionalità antica, generativa, che scopre nuove modalità con cui accompagnare, e c’è una relazionalità nuova, di sequela, che testimonia a chi viene prima e a chi verrà dopo la bellezza di appartenere. Tutti intensamente intimi, dunque, nell’essere, nei modi diversi con i quali la vita chiama, testimoni solleciti dell’amore del Padre.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come abito l’attesa, l’indefinitezza e il tempo sospeso dentro le mie relazioni?
Come abito la scoperta misteriosa di essere familiare, intimo/a del Signore Gesù?
Quali aspetti o esperienze della mia vita oggi meglio testimoniano in me l’amore del Padre, il suo “mettermi a parte”?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Novembre
2024
Mettere a parte
commento di Mt 12,46-50, a cura di Melania Condò