Foto di Svetlana su Pixabay -
È una cosa che fa paura, ma è anche una cosa bella. È la vita.
Zerocalcare
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 14,15-24)
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Mi lascio ispirare
Gesù racconta questa parabola mentre siede a tavola in casa di uno dei capi dei farisei: una categoria di persone con la quale entrare in relazione non fu semplice: illusi di aver capito come funziona il mondo, di conseguenza, si arroccano sulle loro posizioni, fermamente convinti di essere sempre nel giusto.
«Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!»: è bello essere invitati a una mensa del genere, per quale assurda ragione non parteciparvi? Gli invitati alla cena sono l’immagine perfetta della società nella quale (soprav)viviamo.
Non raccolgono l’invito perché sono troppo occupati: c’è chi punta sui beni materiali; chi sul lavoro senza sosta; chi invece, assolutizzando gli affetti, si isola dal mondo per rinchiudersi in una comfort-zone. Tutti si scusano, ma non basta.
L’ira di Colui che invita è inevitabile e la decisione altrettanto netta: lo spazio lasciato da chi non è degno sarà riempito, fino all’ultimo da coloro, da coloro il cui dolore ha fatto perdere ogni speranza nelle cose di questo mondo.
Infine, il servo. È lui che si prende in faccia il rifiuto degli invitati, che spende tutta la sua vita per cercarne di nuovi e, soprattutto, a lui sono affidate le chiavi che aprono e chiudono la casa dove è possibile gustare il cibo della vera vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che tipo di cibo desidero gustare in questo momento della vita?
Quale dei personaggi della parabola mi rappresenta maggiormente oggi?
Come mi sento nel pensare alla straordinarietà che comporta l’essere invitati da Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Novembre
2024
Un invito straordinario
commento di Lc 14,15-24, a cura di Fabrizio Barbieri