Foto di Martina Pampagnin -
Ho disegnato una porta
e mi sono seduta dietro di lei
pronta ad aprirla
non appena arrivi.
Dunya Mikhail
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 12,39-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Mi lascio ispirare
«A chi parli, Signore? Parli con me, Padre?»
A volte la tua Parola è dura, sembra non riguardare la mia vita. È distante, fredda, grigia. Ma è la tua Parola distante oppure è il mio cuore ad averle chiuso la porta?
Provo a tirare il chiavistello, provo girare la chiave e socchiudere di qualche millimetro le ante della porta del cuore: cosa c’è dall’altra parte?
La paura che tu mi chieda indietro tutto l’amore che ricevo, come fosse un debito da ripagare con tanto di interessi, con dolore e sofferenza. Una paura che mi tiene a porte chiuse di fronte alla tua Parola, di fronte al tuo dono più bello, quello che doni senza fine: l’Amore.
Ma è davvero così? L’Amore che ci doni di vivere e sperimentare va ripagato con interessi in negativo, con dolore e sofferenza? È questo il tuo «molto sarà richiesto» che così tanto spaventa?
Apro un po’ di più la porta e mi accorgo che la tua voce mi raggiunge con altre parole. Il tuo sorriso splende di gratuità: come potresti chiedere il buio in cambio della luce, dolore in cambio di amore?
Ascolto la tua voce e tutto diventa leggero e liberante. Finalmente capisco: Amore chiama amore. Solo questo mi chiedi. Come potrei averne paura?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa c’è dietro la porta del tuo cuore oggi?
In quale occasione hai sperimentato che Amore chiama amore?
Per quale Parola ringrazi oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Ottobre
2024
Parli con me?
commento di Lc 12,39-48, a cura di Martina Pampagnin