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Il mestiere dei cristiani non è vendere il pane ma il lievito.
Miguel de Unamuno
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Mi lascio ispirare
Mi colpisce l’insistenza con cui Gesù invita i settantadue a mangiare e bere di quello che sarà loro offerto: sembra quasi la consegna principale! Ed è pure bello: a chi non piace essere accolto?
Mi immagino allora di entrare in una di queste case, dove due discepoli sono ospitati. Li vedo conversare a tavola. Man mano che il tempo passa, la vita della famiglia entra nei discorsi e li anima. Sembra che persone fino a poco prima sconosciute siano, invece, amici di lunga data. Li vedo felici, sollevati, pieni di speranza. Non capisco che cosa stia succedendo, come può avvenire questo miracolo.
Allora provo a cercare che cosa sia accaduto poco prima, quando Gesù radunava i settantadue. A loro ha consegnato qualcosa. Delle istruzioni, certamente, ma anche qualcos’altro, che poi agirà da sé mentre i discepoli vanno in avanscoperta, nelle case, in ogni città e luogo dove egli sta per recarsi. Qualcosa che agisce come il lievito, che farà fermentare discorsi, creerà vicinanza, fiducia, attesa di un bello che che sta per venire.
È la pace di Gesù. Un dono che egli fa ai suoi discepoli e amici, un dono destinato ad espandersi. Un dono che agirà a loro insaputa, mentre mangiano e bevono quello che viene loro offerto. Un dono che risveglia nei malati la fiducia di poter guarire. Se è così, oggi si parla di un dono che agisce di nascosto.
Torno da questa visita immaginaria con la speranza di averlo ricevuto anch’io. Non perché sia bravo – che dono sarebbe?–, ma perché il Signore ci tiene a fare fermentare tutta la nostra vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho fatto esperienza di una familiarità inaspettata?
Come descriverei questo momento?
Quali “ingredienti” non possono mancare, per te?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Ottobre
2024
Come lievito
commento di Lc 10,1-9, a cura di Stefano Corticelli SJ