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Maturità dell'uomo significa avere ritrovato la serietà che si metteva nel gioco da bambini.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (MT 18,1-5.10)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse «In verità io vi dico se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Mi lascio ispirare
Cosa mai avrà in più un bambino rispetto a una persona adulta? Un bambino vive la vita come un gioco, con leggerezza. È un cuore aperto al mondo, la sua mente è proiettata verso l’esterno. Ogni cosa intorno a lui suscita curiosità. Il bambino semplicemente “è”: emana bellezza e sprigiona energia, voglia di vivere. In lui possiamo contemplare l’umanità nella sua essenza più pura.
Da adulti tendiamo a dimenticare questa bellezza innata. Impariamo a nasconderla, e quando affiora spontaneamente, spesso ce ne vergogniamo. Non ci concediamo il permesso di volare con la fantasia, di guardare il mondo con divertimento, di meravigliarci delle piccole cose che ci circondano. Ci viene insegnato a essere composti, educati, a relazionarci in modo civile. Così facendo, finiamo per inibire quel senso di presenza assoluto che caratterizza il bambino.
Gesù non dice che tutto questo sia deleterio o inutile. Piuttosto, invita l’adulto a fare un cammino di riappropriazione di se stesso. Non si tratta di regredire e diventare infantili, ma di ritrovare quella spontaneità, quella pienezza e quella semplicità che sono proprie dell’infanzia. Gesù ci invita a rientrare in noi stessi per essere presenti con tutto ciò che siamo, proprio come i bambini lo sono spontaneamente. La differenza è che il bambino “è” presente in modo naturale, mentre l’adulto deve scegliere di esserlo consapevolmente.
Quando l’adulto sceglie di essere presente a se stesso, diventa grande nel regno dei cieli.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa significa per te essere presente a te stesso?
Cosa fai per diventare presente a te stesso?
Come cambia la percezione della realtà quando sei presente a te stesso?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Ottobre
2024
Grandi come i bambini
commento di MT 18,1-5.10, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ