Foto di Vanessa D’Urbano -
Ringraziare desidero
[…] per la bellezza delle parole
natura astratta di Dio
per la scrittura e la lettura
che ci fanno esplorare noi stessi e il mondo.
Mariangela Gualtieri, Ringraziare desidero
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6,39-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Mi lascio ispirare
Il modo in cui vediamo gli altri è il mezzo attraverso cui guardiamo noi stessi.
L’esperienza del camminare insieme agli altri è anche vivere personalmente l’esperienza intima di se stessi – e lo si fa guidati dalla Parola di Dio. E questo avviene anche attraverso gli altri, perché siamo nati in una rete di relazioni intessuta prima dai nostri genitori e poi dalle nostre amicizie che mano a mano negli anni prendono snodi o nodi diversi.
Vivere il senso profondo del cammino è viverlo con gli occhi di una comunità a cui siamo chiamati a ritrovarci. Non esistono relazioni dove ci sono il giudizio o la presunzione di essere migliore dell’altro tanto da guarirlo o togliergli quella pagliuzza dal suo occhio. Solo Dio può fare questo.
Noi siamo chiamati a camminare insieme, che vuol dire farlo prima con se stessi. Ricercare quella trave che è nel proprio occhio, che offusca la vista e anche il cuore. Togliere la trave del pregiudizio, che mi fa giudicare mio fratello o mia sorella, che mi porta a una visione distorta della realtà e dell’altro.
Togliere quella trave è riconoscerci autentici, amati, perdonati da Dio che è Padre ed è misericordioso verso tutti e che ci mette in relazione con Lui. Togliere quella trave per aprirmi all’altro non con il giudizio ma con il cuore, accogliere la mia storia e quella dell’altro. Toccare e vivere quei limiti che trovano pace nella condivisione e nelle relazioni.
Riscopriamo quindi l’Amore e il vivere in, con e per Cristo abbattendo travi, per viverci in maniera autentica e gratuita nelle relazioni con i fratelli, con le sorelle.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa oggi mi impedisce di guardare me stesso e gli altri con lo stesso sguardo che Gesù ci insegna?
In quali contesti mi sento di giudicare o mi sento giudicato? Come posso far entrare lo sguardo di Gesù in questi contesti?
Come mi sento sotto allo sguardo di Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Settembre
2024
Mio fratello e mia sorella
commento di Lc 6,39-42, a cura di Vanessa D'Urbano