- Foto di Eunha Chung da Pixabay
Non importa quello che sei, ma quello che fai per esserlo.
Anna Piediscalzi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (LC 4,16-30)
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Mi lascio ispirare
Sorprendono sempre le parole di Gesù dopo aver letto il rotolo delle Scritture. Le persone che ha intorno rimangono meravigliate. Colpisce come lui assume la responsabilità di quello che legge. Interpreta le Scritture come fossero riferite a se stesso.
È un movimento che affascina e infastidisce allo stesso tempo. Rivela contemporaneamente il suo coraggio e la nostra viltà. E così abbiamo imparato ad addomesticare questi brani pensando che solo Gesù può comportarsi così, in quanto Figlio di Dio.
Di fatto, però, accade proprio il contrario: Lui diventa Figlio di Dio grazie a questa sua audacia. La sua lucida consapevolezza del mistero umano che siamo diventa il suo modo di essere nel mondo. Ed è via per noi: ci apre la possibilità di essere anche noi audaci allo stesso modo perché siamo fatti della stessa pasta.
Certo, è una bella responsabilità, che non sempre siamo pronti ad assumerci. Ma quando accade, anche noi diventiamo Figli di Dio, allo stesso modo in cui lo è diventato lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali momenti della tua vita hai assunto la responsabilità di essere Figlio di Dio?
Come hai cambiato il mondo attraverso questa consapevolezza?
Quali contesti attuali ti chiedono di assumere questa responsabilità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Settembre
2024
Un mistero da assumere
commento di LC 4,16-30, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ