Foto di Carolina Heza su Unsplash -
Sii dolce con me. Sii gentile.
È breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Mariangela Gualtieri
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 19,16-22)
In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.
Mi lascio ispirare
La domanda del tale a Gesù («Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?») rappresenta già un vasto programma su cui varrebbe la pena fermarsi per le tante o troppe volte in cui non abbiamo modo e tempo di alzare lo sguardo dall’istante in cui siamo immersi.
Ma a Gesù non sembra bastare la buona intenzione di fissare lo sguardo sulla vita eterna perché l’oggetto della domanda rischia di mandare a vuoto la buona intenzione. Il “cosa di buono” centra il tutto in colui che deve fare quel “qualcosa di buono”, mentre Gesù sottolinea che il nodo è un “chi”, ovvero la persona da cui il Buono procede, Dio.
Così per accompagnarlo alla vera domanda, lo interroga sui vari “cosa” di buono ha già adempiuto e seguito. E lui si ritrova con tutta la lista di comandamenti ben confermata.
E così la domanda autentica arriva «Ma cosa mi manca?». Be’, manca che in questa perfezione ci sono tante cose fatte bene e rispettate, ma non c’è quel Chi da cui tutto il Bene discende, da cui anche il tuo far bene è ispirato. Anche il bene, se rimane incollato addosso come un merito, scava il fossato della propria mancanza.
Gesù sembra dire: «Guarda allora a Colui che quel Bene lo dona, così come tu respiri. Guardati come un soffio di quel Bene che Lui ha creato. Guarda a me, il Figlio, come mi ha consegnato a voi come il suo dono più prezioso». Chi merita, si gode lo sforzo del suo sacrificio. Chi riceve in dono, può ridonare tutto ciò che ha. È questione di “chi” non di “cosa”.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come mi immagino la vita eterna, la beatitudine senza fine?
Quanto mi preoccupo dei “cosa” di buono della mia vita, senza pensare al “chi”?
In quali aspetti della vita cui mi sento in perdita? C’è Dio o ci sono solo io e i miei doveri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Agosto
2024
Il bene? Maneggiare con cura, non è tuo!
commento di Mt 19,16-22, a cura di Leonardo Angius SJ