- Foto di Gauthier DELECROIX - 郭天 su Flickr (CC 2.0)
Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, il cervello degli altri.
Leonardo da Vinci
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 17,1-9)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.
Mi lascio ispirare
“Avrei dovuto capirlo allora…”. Accadono a volte eventi nella nostra vita che lì per lì ci sorprendono e anche meravigliano, ma ci lasciano senza parole – o quelle che vengono trovate sono simili a un balbettio. Il tempo, che aggiunge pezzi di vita, compone il mosaico e ciò che abbiamo vissuto si rivela un’anticipazione preziosa. Così è per la trasfigurazione. Gesù prende in disparte Pietro, Giacomo e Giovanni e fa vivere loro un’esperienza che anticipa la gloria della Resurrezione. Viene rivelato loro la sua identità di Figlio e l’invito ad ascoltarlo.
Al centro di questo passaggio un invito: «Ascoltatelo». Così vale ancora oggi per noi quest’invito, ascoltare il Signore. Non significa solo prestare attenzione alle parole pronunciate, ma anche e soprattutto osservare la sua persona, seguire con cura i gesti, apprezzarne le scelte. L’ascolto è molto più che sentire delle parole. Ascoltare è porre qualcuno al centro di un’amorevole attenzione. Forse non si possono ascoltare veramente che le persone a cui si vuole bene.
Ciò che rivoluziona la vita dei discepoli non è il grande evento della Trasfigurazione, ma il gesto ben più “trascurabile” dell’ascolto. Quanto profondo può essere il cambiamento che nasce dall’ascolto, anche per noi oggi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Nella tua vita ci sono stati eventi che lì per lì non hai compreso e che si sono illuminati successivamente? Quali?
Qual è l’ultima volta che ti sei sentito/a profondamente ascoltato/a?
Come è cambiata la relazione con una persona che tu hai ascoltato con vera attenzione?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Agosto
2024
L’ascolto è molto più che sentire delle parole
commento di Mt 17,1-9, a cura di Diego Mattei SJ