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Condividere ti rende più grande di quello che sei. Più dai agli altri, più vita sei in grado di ricevere.
Jim Rohn
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,1-15)
Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: “Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Mi lascio ispirare
Parte tutto da un piccolo gesto: un ragazzo che mette in comune quello che ha, quei cinque pani e due pesci. Forse con paura di andarci a perdere, forse senza pensare di poter davvero fare la differenza per così tanta gente.
Prendere: Gesù prende quel pane e quei pesci che sono la vita di quel ragazzo, il suo sostentamento, probabilmente il frutto della sua fatica e del suo lavoro. Quello che ha. Quello che può dare. Ma non è un prendere per impossessarsene è un prendere riconoscendo il dono ricevuto.
Rendere grazie: ringraziare il Padre per quello che abbiamo. Per i doni ricevuti, per i frutti che porta la nostra vita, nella semplicità di quello che siamo qui e ora con la nostra esperienza e la nostra storia.
Distribuire: quel pane e quei pesci sono condivisi con la folla che lo seguiva. E chissà se, proprio a partire da questo esempio, altri tra la folla che fino ad allora non avevano pensato di mettere in comune quello che avevano per paura di restare senza si lasciano toccare da quel gesto e a loro volta condividono i frutti che hanno raccolto e ciò che hanno a disposizione.
Un semplice gesto che contagia, la condivisione che sazia la vita. E alla fine, di vita, ce n’è pure in abbondanza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando mi è capitato di sentire di non essere abbastanza, di non saper dare abbastanza?
In quale occasione ho provato a gettare con fiducia il cuore oltre l’ostacolo anche davanti a situazioni complesse?
In quali luoghi della mia vita ho difficoltà a rinunciare a qualcosa di “me” per andare incontro agli altri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Luglio
2024
Condivisione di vita
commento di Gv 6,1-15, a cura di Tomaso Roncallo