Foto di Ilaria Zipponi -
Cuore, prendi questo mio cuore,
fa’ che si spalanchi al mondo
germogliando per quegli occhi
che non sanno pianger più.
Mani, canto scout
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 10,1-7)
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».
Mi lascio ispirare
I discepoli si sono fidati di Gesù, della sua parola, del suo modo di amare. Si sono stretti a lui. E Gesù ha imparato a conoscerli, si fida di loro, li chiama per nome. E condivide con loro quello che prima era solo un suo potere: scacciare gli spiriti impuri e guarire malattie e infermità. Non si tiene stretto questo potere, non si vuole rendere indispensabile, non importa essere quello potente: l’obiettivo è un altro e va molto oltre Gesù stesso.
L’obiettivo è arrivare al cuore di tutti quelli che non lo hanno conosciuto perché possano essere liberati, guariti. Il figlio di Dio si fa strumento perché questo possa avvenire.
Gesù inizia a seminare perché il suo seme porti frutto molto lontano e molto oltre a lui.
Gesù chiama anche noi per nome e ci invita a essere, come lui per primo ha fatto, strumento.
Strumento di diffusione della sua parola e del suo modo di amare, di guarigione degli animi tristi e soli. Soprattutto delle pecore perdute, dei malati, di coloro che non stanno bene, che non si sentono accolti, amati, voluti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali situazioni della mia vita ho il desiderio di essere indispensabile?
Quando mi è capitato di sentirmi strumento nelle mani di Dio?
A quali “pecore perdute” porto consolazione nella mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Luglio
2024
Fammi strumento
commento di Mt 10,1-7, a cura di Ilaria Zipponi