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Non era la vita che stavamo aspettando ma va bene lo stesso.
È l’amore che rende sempre tutto pazzesco.
Chiara Galiazzo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,9-13)
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mi lascio ispirare
Cosa vede Gesù in Matteo? Desta stupore una chiamata così diretta e perentoria, rivolta a un uomo che rappresentava quanto ci potesse essere di più distante dalle caratteristiche di chi potremmo definire giusto. È davvero bello vedere come Gesù non tema di abbracciare la diversità di Matteo, di venirgli incontro sulla strada da lui stesso scelta; una scelta di vita che forse tanta sofferenza procurò tra i suoi concittadini.
Gesù guarisce ma non lo fa attraverso un giudizio, una pretesa di cambiamento radicale della propria condizione di vita: invita Matteo, e con lui pubblicani e peccatori, a una festa a tavola; affida all’esperienza gioiosa di comunità la presa di coscienza dell’errore e, attraverso l’accoglienza, apre alla prospettiva di un cammino differente.
I farisei non possono sopportare questo banchetto che testimonia una redenzione che conosce solo il linguaggio dell’amore donato. Se chi è dentro un sistema religioso ha sacrificato “per giustizia” l’altrui felicità sull’altare della propria superbia… ma di una tale giustizia neanche Dio sa che farsene!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In questo momento della mia vita sento di aver bisogno della cura di Gesù?
Cosa significa per me essere giusto?
Quale specifica chiamata all’amore ha in mente Dio per me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Luglio
2024
Chiamati ad amare
commento di Mt 9,9-13, a cura di Fabrizio Barbieri