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Guarire non è come togliere la febbre o superare una malattia insidiosa.
Guarire significa rimettere in circolazione la potenza del desiderio.
Massimo Recalcati
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 5,21-24.35b-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Mi lascio ispirare
Gesù non allontana la folla che gli si stringe intorno, tante storie che desiderano intrecciarsi alla sua vita, al suo corpo, alle sue parole. In questa calca c’è anche la voce rotta di Giairo, papà di una ragazzina in fin di vita. Tragedia che i medici non sanno arginare. Forse non è troppo tardi per condividere con Gesù quello che sta succedendo. E lui non si giustifica, non si volta dall’altra parte. Accoglie quel grido.
Per Gesù non è troppo tardi neanche quando arrivano a bloccare la sua corsa con l’annuncio più inascoltabile per un genitore. Gesù continua a correre e invita questo papà e i suoi amici a correre con lui. Miracolo di correre ancora con lui senza congelarsi nel timore, nella disperazione.
Contempliamo Gesù che entra nella casa per inginocchiarsi sul giaciglio di questa ragazzina. Nello sconcerto e nello stupore generale lui la prende per mano. Con la mano nella sua la morte non ha più l’ultima parola.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è il mio posto oggi nella folla che si stringe intorno a Gesù? Che situazione urgente voglio condividere con lui?
Quali parole, quali ricordi, quali paure hanno il potere di bloccare la corsa della mia vita? Per che cosa è ormai troppo tardi, è inutile andare avanti?
Cosa provo davanti a questo Gesù che si inginocchia sul letto di questa ragazzina, che la prende per mano?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Giugno
2024
Non è troppo tardi
commento di Mc 5,21-24.35b-43, a cura di Matteo Suffritti SJ