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La giustizia è l’amore che corregge ciò che va contro l’amore.
Martin Luther King
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 7,21-29)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
Mi lascio ispirare
Gesù oggi ci parla di giustizia. Ma quale giustizia? Certamente non una giustizia intuitiva, “giusta” (almeno dal nostro punto di vista). Come fa una persona che profetizza, scaccia demoni, compie prodigi nel nome del Signore non solo a non entrare nel regno dei cieli ma essere addirittura definita «operatrice d’iniquità»? Evidentemente c’è qualcosa che manca, qualcosa che vada oltre al semplice fare. C’è un ingrediente di cui Gesù ci parla che ci permette di costruire la nostra casa sulla roccia: l’amore.
Non è solo per quello che diciamo o facciamo che siamo cristiani, ma per come amiamo. È a questo salto che ci invita il Signore oggi, a fare sì che a un atteggiamento esterno corrisponda uno interno più profondo; che ogni volta che diciamo «Signore, Signore», non sia un semplice riempirci la bocca ma una vera e propria professione di fede, di amore che nasce dal cuore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
A quale azione “giusta” mi chiama il Signore oggi?
In quale rapporto stanno in me la fede interiore e la fede vissuta nel mondo?
Come invoco il Signore nella mia preghiera? Come “un signore”, o come “il Signore”?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Giugno
2024
Quale giustizia?
commento di Mt 7,21-29, a cura di Pietre Vive (Roma)