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Per arrivare all’alba non c'è altra via che la notte.
Khalil Gibran
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Mi lascio ispirare
Quante ferite! A volte vengono da lontano: dall’ingiustizia che regna nel mondo, che ci fa sentire impotenti. Altre volte vengono da vicino, spesso dalle persone che amiamo di più, come degli allievi demotivati, o dei figli che non riusciamo a comprendere. Ci sentiamo frustrati e pensiamo di avere sbagliato tutto. Allora ci difendiamo come possiamo, dando la colpa agli altri, o cercando di voltarci dall’altra parte, ma non basta.
Il vangelo ci invita a fare quello che mai vorremmo: perdere ancora. Fare strada con la presenza scomoda del senso di impotenza, di frustrazione, con l’idea di aver sbagliato tutto… Vedere, riconoscere che cosa c’è di vero, che cosa in noi non va.
Il vangelo ci invita a perdere, perché la sconfitta porta con sé la fiducia che poi vinceremo. Che potremo riconoscere sì di aver sbagliato, a volte anche molto, ma non tutto. Potremo consolarci che, se pure qualcosa in noi non va, siamo comunque persone che stanno crescendo, diventando pazienti e sagge. Capaci, con tutte le loro debolezze, di essere quei punti di riferimento di cui il mondo, gli allievi e i figli hanno un disperato bisogno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni ti fermi a guardare il tuo modo di reagire?
Quando hai la sensazione che il tuo modo di reagire segua un copione?
In quali occasioni, invece, ti permetti di essere originale?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Giugno
2024
Saper perdere
commento di Mt 5,38-48, a cura di Stefano Corticelli SJ