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Perdonare significa liberare
un prigioniero e scoprire
che quel prigioniero eri tu.
Lewis B. Smedes
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,38-42)
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
Mi lascio ispirare
Il respingente che mantiene uniti e distanti i vagoni di un treno, la spiaggia durante la risacca dell’alta marea, il grembo di una mamma che ospita e dà forma al suo bambino: immagini che parlano di un ritrarsi per lasciare spazio all’altro (al vagone che si aggancia, al mare che pulsa, al corpo del bambino che cresce). Il nodo di oggi è: come possiamo limitare l’irruenza bestiale della violenza?
La logica dell’“occhio per occhio e dente per dente” cercava di opporsi mettendo un limite saldo e ben definito al dilagare scomposto della violenza: alla violenza si risponde con altra violenza proporzionata alla prima, una specie di gioco di forze in equilibrio. Funziona? No! È sotto gli occhi di tutti, e in tutti i campi del vivere umano, che la violenza non rispetta le leggi della dinamica (del resto perché dovrebbe?) e non consente equilibrio, la violenza piuttosto rimbalza, schizza via in modo imprevedibile e invece di perdere energia l’acquista; te la ritrovi sul corpo o sulla psiche e – a volte – neanche sai il perché, non capisci il perché, non te lo meritavi, non avevi fatto nulla di male…
Oggi Gesù va completamente fuori della logica di ciò che è direttamente intuitivo e ci propone un gesto contro-intuitivo, possibile da capire e da vivere solo se la testa è ben connessa al cuore e se lo sguardo (almeno per noi cristiani) si fissa sulla Croce di Gesù: la forza inarrestabile della violenza si riduce se ciascuno sceglie di farsi carico (e non vi è costretto… ) di una parte di essa, quella parte di cui può realisticamente farsi carico qui e oggi, né più, né meno. Complicato? Difficile? Illogico? Forse: possibile!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ti è capitato di sentirti chiamato a limitare la violenza attorno a te?
Qual è il tuo modo consueto di reagire alla violenza che ti viene “buttata” addosso?
Che passi pensi di poter/dover fare per seguire Gesù sulla via della riduzione della violenza?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Giugno
2024
Disinnescare la violenza
commento di Mt 5,38-42, a cura di Andrea Piccolo SJ